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In saecula saeculorum

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FORZA ITALIA

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VIRUS
Ci sono fenomeni patogeni che, se innestati in un organismo esterno, dopo una rapida incubazione, finiscono con lo sviluppare alterazioni così profonde nel corpo ospite, a tal punto da rendere il ceppo originario irriconoscibile, a tutto vantaggio della componente esogena, operando un processo di mutazione tale da rendere l’ibridazione irreversibile.

Dopo l’implosione dell’antico calderone DC, variante politica del Vaso di Pandora, qualcosa di simile è avvenuto attraverso l’inseminazione democristiana, con la dispersione delle spore (o scorie?) in attesa di futura germinazione.
Benedetti da una congiuntura storico-politica particolarmente favorevole, i transfughi della diaspora democristiana, più per la fortuna del caso che per meriti propri, si sono ritrovati nella straordinaria condizione di ottenere il massimo dei vantaggi con il minimo dei consensi, tramite una sovra-rappresentanza istituzionale in rapporto al peso elettorale delle loro minuscole formazioni centriste, sotto la spinta propulsiva degli organismi infettati per patogenesi.
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Gramigna democristiana
In prospettiva, il governo delle Laide Intese, con l’imprescindibile trinomio BNL (Berlusconi-Napolitano-Letta), sembra costituire piuttosto il frutto ideale di una lunga incubazione, finalmente giunta a maturazione dopo il travaglio dell’Esperimento Monti.

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La DC ti difende dal divorzio
Ben lungi dal rappresentare una parentesi provvisoria, l’esecutivo Letta è una formula neo-consociativa, a composizione variabile nella sua imprescindibile egemonia centrista a vocazione dorotea, destinata a durare nel tempo, in una prosecuzione oltre l’attuale legislatura.

Per un governo che si vorrebbe “di servizio”, ma la cui definizione ideale dovrebbe essere a “bagnomaria”, l’esecutivo con durata limitata e programma minimo si è rapidamente raggrumato in una marmellata informe, dove tutto si rinvia pur di non comprometterne la tenuta dilatata in eterno. Ovviamente, la stesura di una nuova legge elettorale è l’ultima preoccupazione di un esecutivo che vede nell’eccezione di una maggioranza frammentata nella coatta convivenza degli opposti, la maggior garanzia di sopravvivenza. La cristallizzazione di un’anomalia sostanziale sembra accompagnarsi alla normalizzazione del “principio di necessità”, evidentemente speculare ad un determinato assetto di potere non più raggiungibile per vie elettorali.
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Letta - TIME
 A sua giustificazione, il mito della governabilità, nell’esigenza di stabilità, costituisce il corollario fondamentale dell’esecutivo guidato da Enrico Letta. E nell’assunzione del dogma, per indebita ingerenza quirinalizia, troppo spesso si dimentica che:

«..è proprio il mito della cosiddetta “governabilità” uno dei veleni più potenti ed efficaci nei confronti delle democrazie non particolarmente robuste, o che stanno attraversando un momento di spossatezza. Quello della governabilità può anche essere scelto come parametro fondamentale di progresso, ma si deve essere ben consci che, facendo così, si decide di mettere in un cassetto il concetto di democrazia, perché è evidente che il massimo di governabilità è costituito da una forte dittatura monocratica. La forza dirompente e l’essenza della democrazia è costituita, invece, dalla sua perfettibilità. Se non si basa più su questo lento e discontinuo incedere comune verso il meglio, cessa di essere democrazia

  Giampaolo Carbonetto
“Il falso mito della governabilità”
(08/12/2009)

Sono significative (e al contempo inquietanti) le continue dilazioni di una riforma elettorale tale da garantire maggioranze certe e definite con un loro programma di governo. Si aggiunga la spasmodica demonizzazione del ricorso al voto, nel constante esorcismo di ogni alternativa alle Laide Intese, evidente reputate la migliore delle opzioni possibili. E, in questo, il contributo di una setta idiota di fanatici cialtroni come il M5S resta impagabile!
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Il Piccione
Naturalmente il serafico Enrico Letta, quello che non è attaccato alla poltrona e (come un altro Image may be NSFW.
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L'amaro calice
prima di lui
) starebbe lì a sacrificarsi per il paese, bevendo dall’amaro calice, ad ogni vibrazione tellurica per il suo governo ricorre agli spauracchi consolidati del terrorismo psicologico…

Dopo il “ce lo chiede l’Europa” ed il “volete finire come la Greeecia?!” della premiata ditta Monti-Fornero, è tempo del “se cade il governo non vi leviamo l’IMU”. E in più vi arrivano i commissari di Bruxelles a imporre la manovra correttiva (ma i conti non erano in ordine?). Il che è un po’ come passare dallo stato di protettorato a colonia, nell’imprescindibilità di una UE trasformata in una tecnoburocrazia finanziaria dai gravi deficit democratici e che con ogni evidenza non funziona, ma che si accetta a prescindere nell’accettazione acritica dei suoi dogmi con la rinuncia ad ogni modifica.
Nell’assoluto vuoto di idee che ne contraddistingue l’immobilismo, l’unica garanzia che al momento il Governo è in grado di offrire è la convenzionale deferenza all’ideologia neo-mercantilista d’ispirazione monetarista, a cura degli zelanti discepoli dei Chicago Boys, educati alla chiesa di Milton Friedman. Più per conformismo che per convinzione: nelle facoltà di economia non si insegna altro.
Poco importa se l’Italia è l’unico paese in area euro ancora pesantemente in recessione, dopo la fallimentare cura rigorista di Monti & Co. Da noi si perseguono le vie misteriose ed Image may be NSFW.
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Igumox (1)
imperscrutabili della Austerità espansiva, predicata dall’accoppiata bocconiana Alesina-Ardagna. Tipico esempio di “cervelli” transitati all’estero (e che per nostra sfortuna ogni tanto ritornano!), le tesi di Alberto Alesina e Silvia Ardagna sono state ridicolizzate su scala mondiale, ma ovviamente non in Italia dove sono assurte a verità di fede.

Nella fattispecie italiana è difficile poi credere che i mercati internazionali possano essere preoccupati dal fatto che formidabili intelligenze come Angelino Alfano (Interni), Beatrice Lorenzin (Sanità), Flavio Zanonato (Sviluppo economico), o Nunzia De Girolamo (Agricoltura)… non siano più ministri. Ammesso che gli investitori abbiano la più pallida idea di chi siano: per nostra fortuna, no!
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E.Giovannini
 Tra la galleria fantasma di assolute nullità che affollano il Governo Letta, vale la pena ricordare il prof. Enrico Giovannini: invisibile Ministro del Lavoro e Politiche sociali, fortissimamente raccomandato dal presidente Napolitano.

Eminente esperto di statistica, il prof. Giovannini troverà molto utile la scienza matematica per tenere aggiornate le tabelle della disoccupazione italiana:
Circa un milione di disoccupati nella fascia di età dai 25 ai 35 anni, con 750.000 nuovi disoccupati negli ultimi tre anni. A questi si devono aggiungere gli oltre 400.000 disoccupati ricompresi tra i 35 ed i 44 anni, insieme ai 350.000 disoccupati nella fascia dai 45 ed i 54 anni.
Nel complesso la disoccupazione in Italia ammonta (per difetto) ad almeno 3.500.000 di persone alla disperata ricerca di un lavoro e senza alcuna integrazione o sostegno al proprio reddito. In massima parte si tratta di persone giovani e nel pieno del loro ciclo produttivo, certo non in età da prepensionamento e tagliati fuori da ogni “ammortizzatore sociale”.
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Il Quarto Stato si ritira
Nella preoccupazione di non sforare i sacri parametri europei, furbescamente, nei conteggi ufficiali non è contemplata la fantomatica categoria tutta italiana degli “inoccupati”; ma nemmeno i lavoratori in mobilità o cassa-integrazione, formalmente senza lavoro ma non ancora disoccupati. Altrimenti le nostre statistiche sarebbero le peggiori d’Europa!

Simili risultati sono d’altronde un piccolo saggio circa l’eccezionale efficacia della controriforma del lavoro (ovviamente “epocale”) di Elsa Fornero: la spocchiosa maestrina del direttorio Monti, venuta a imporre il suo fallimentare programma didattico; quella dei “choosy” e del “lavoro bisogna meritarselo”, alla quale un abbonamento di ‘vaffanculo’ per sola andata non basterebbe a compensare la presuntuosa arroganza di un’abissale incompetenza, fuori dal mondo perfetto del suo bunker accademico.
Coerentemente, la massima preoccupazione del Governo Letta è la disoccupazione dei ragazzi tra i 16 ed i 24 anni (che fino ai 18 anni dovrebbero ancora essere a scuola e studiare), per i quali in concreto non si sta approntando nulla. Nel concreto, per tutti, la prospettiva è prosciugare ciò che resta di eredità avite e pensioni dei nonni. Perché se c’è chi a 24 anni non riesce ad entrare nel mondo del lavoro, c’è chi a 33 anni (l’età di Gesù Cristo) ne viene inesorabilmente espulso senza alcuna possibilità di ritorno, in un calvario fatto di precarietà estrema ed immiserimento progressivo nell’assenza di soluzioni.
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Enrico Letta e la preghierina
E’ rassicurante sapere che il ministro Giovannini ed il Governo Letta stanno approntando l’ennesimo piano di sgravi contributivi, ad esclusivo vantaggio delle imprese che assumono (e a totale svantaggio per i neo-assunti con pensioni da fame domani), secondo una serie di modalità collaudate che così strabilianti risultati hanno dato negli anni passati. E nel reperire fondi non trovano di meglio che il solito aumento di benzina e sigarette.

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POTEVA ANDARE PEGGIO (Liberthalia)
La devastante crisi occupazionale offre anche la possibilità di reperire legalmente nuova manodopera schiava a costo zero, con il potenziamento dell’apprendistato e forme di flessibilità sempre più estreme per paghe miserabili (quando e se pagano).

Ma il buon Enrico, il presidente Napolitano, e le vestali della stabilità tutte ammoniscono in un sol coro: “Se cade il governo…”
Non se ne accorge nessuno!

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