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Il Buonpensante

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Vitruvian-Fat-Man

Se la strage di Bomako è già passata in quarta di copertina (l’Africa è nell’immaginario comune un luogo lontano e indefinito), l’ecatombe parigina è ancora troppo fresca da dimenticare come tutte le altre che l’hanno preceduta. E questo implica tutta una serie di riflessioni che, tanto per non smentirsi, nel cincischiante cicaleccio italico si riducono in massima parte alle interpretazioni semantiche della parola “guerra” ed ai corollari pratici della sua (non) applicazione. Al contempo, negli angusti salottini di certa Intelligencija progressista, al chiuso della propria auto-referenzialità parolaia, ci si rassicura a vicenda raccontandosi la favoletta zuccherosa di un mondo buono, nella costante negazione di un problema oggettivo.

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Benvenuto in Svezia
From Syria to Sweden with Love ♥…

“Ribelle moderato” (ma non troppo) dell’Esercito Siriano Libero
ed il suo gemello profugo a Stoccolma
(foto o montaggio?)

Infatti, dinanzi alle implicazioni di una realtà sgradevole, è molto meglio sdilinquirsi in vuoti esercizi di stile, all’insegna del più rigoroso “politicamente corretto”, dimenticando però che alla base di ogni integrazione vi è la reciprocità nel rispetto; senza il quale ogni doveroso “dialogo interculturale” viene inesorabilmente a mancare in assenza di interlocutori. Perché gli scambi non funzionano mai a senso unico. Solitamente, l’inconveniente segna l’avvento di una nuova tipologia di cretino molto più insidioso dei suoi omologhi destrorsi perché di maggiori pretese e che, per dirla con le parole di Leonardo Sciascia, scambia la difficoltà per profondità…

«Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra; ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrarne l’Epifania

Leonardo Sciascia
“Nero su nero”
Adelphi, 1991

In tempi più recenti, sulla questione s’è cimentato anche un grande giornalista (di sinistra) come Edmondo Berselli, perché tutti prima o poi ci dobbiamo confrontare con l’imbecillità applicata alla politica, nella drammatica indistinguibilità delle due componenti, per forme sempre nuove di cretinismo

«L’imbecillità, si noti, non è di destra né di sinistra. Vale per gli imbecilli ciò che scriveva il grande storico Carlo M. Cipolla nel suo intramontabile saggio intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”: ovvero che gli stupidi si distribuiscono in modo uniforme in tutta la società, senza distinzioni di titolo scolastico, di professione, o di reddito. Quindi anche l’imbecille si distribuisce equamente di qua e di là. Magari quelli di destra sono un po’ più determinati e sbrigativi ma, se è per questo, quelli di sinistra sono assai più convinti delle proprie idee e, soprattutto, vorrebbero pure convincerti della superiore civiltà e del rigore morale dell’imbecille progressista

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Edmondo Berselli
Edmondo Berselli

Sinistrati. Storia sentimentale di una catastrofe politica
Mondadori, 2008

Se chiamato a fornire una qualche risposta concreta, qualora venga messo di fronte ad un quesito esplicito, il cretino di sinistra si soffermerà su un’estenuante ‘risalenza’ delle cause e, seguendo quella che il sociologo torinese Luca Ricolfi chiama “preferenza degli schemi secondari”, rimanderà l’origine dei fenomeni sociali a ragioni lontane, possibilmente affogate in un magma convulso di infinite variabili, culminando sempre nella relativizzazione degli effetti presenti per assunzione a priori di colpe pregresse.
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Guilty
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colpevole
Tanto più gli risulterà oscura la soluzione tanto più si aggroviglierà in una serie di contorcimenti intellettuali, nell’imperscrutabilità di pensiero. In gergo pratico, si chiamano pippe mentali e nelle loro prestazioni più estreme costituiscono un pretenzioso surrogato della pornografia:

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Valentina_Nappi_Popsophia
«Il punto, occorre ripeterlo, non è empirico-fattuale, ma logico-metodologico. Si potrebbe parlare di ‘fallacie logico-metodologiche delle ideologie identitarie’, in quanto ricorrono sistematicamente – e in maniera essenziale – in visioni del mondo di tal sorta. Gli schemi tipici di tali fallacie evidenziano un uso improprio, con valore ontologico/assiologico/normativo/teleologico (e talvolta escatologico), di inferenze non deduttive proprie della logica della scoperta, quali l’induzione, l’analogia, l’abduzione, la generalizzazione. Un uso improprio che conduce a conclusioni del tipo ‘i cavalli corrono’, ‘correre attiene all’essenza del cavallo’, ‘correre è nella natura del cavallo’, ‘la finalità naturale di un cavallo è correre’, ‘il bene di un cavallo è correre’, ‘la realizzazione di un cavallo è correre’, ‘i cavalli sono differenti per natura dagli asini, ad esempio i cavalli corrono più velocemente degli asini’. Conclusioni (più o meno implicite) di tal tipo vanno a costituire l’ossatura di un apparato ideologico identitario, della sua chiave di lettura del mondo

Valentina Nappi
(05/09/2014)

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CERN
Davanti alle preponderanza del fenomeno, Edmondo Berselli ebbe a definire una simile inclinazione con un brutto neologismo destinato a far tendenza e che va sotto il nome infausto di benaltrismo; ovvero:

la tendenza politica che finisce per non risolvere mai nulla, perché ogni soluzione è insufficiente o sfasata rispetto alle condizioni reali ed ai rapporti di forza e, quindi, tanto vale non far niente limitandosi ad aspettare…”

…che i problemi si risolvano da sé o la situazione evolva per suo conto su predestinazione naturale.
Per mera carità di patria, non ci soffermiamo invece sugli imbecilli di destra, che della copiosa categoria abbiamo già trattato ripetutamente…
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bouquet de merde
Senza per questo nulla voler togliere alla nazi-variante integralista a 5 stelle…

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Ecce Yomo
Per l’occasione non smucineremo dunque il merdone depositato sul fondo, nella dicotomia (sanabile) che separa il benpensante dal buonpensante.

Per contro, ci sono sempre i furbetti della parrocchietta, che approfittando dell’emergenza terroristica hanno immediatamente colto le potenzialità di una così inaspettata ‘opportunità’…
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TROPA DE ELITE
In ‘alta’ sede istituzionale, secondo un più vasto accentramento dei poteri (che in altri frangenti avrebbero fatto urlare le oche del partito bestemmia alla “deriva autoritaria”), il mai eletto presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha subito approfittato della circostanza per accorpare su di sé il pieno controllo di tutte le forze speciali, alle quali viene concessa l’immunità operativa nella non punibilità dei potenziali reati commessi nell’esplicazione del servizio.

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faccia da cazzo
In compenso, per graziosa concessione di un premier che evidentemente si crede re, il parlamento potrà essere relazionato ogni due anni (!) sulle attività svolte e sugli abusi eventualmente commessi. Non si comprende bene dove risieda l’efficacia di una simile concentrazione di Image may be NSFW.
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BOPE
prerogative esclusive nelle mani del presidente del consiglio e su quali presupposti si regga l’infallibilità delle sue indiscutibili decisioni, né quanto questa inciderà sulla lotta al terrorismo globale. In compenso, si capisce benissimo di quale potere di controllo (e di intervento) potrà godere l’obeso gigione ‘social’, quando non è troppo impegnato a fanfaroneggiare in giro per il mondo, dal fondo della sua irrilevanza internazionale. Con tutta la credibilità che può sfoggiare una faccia da ebete continuamente arricciata in smorfie improbabili, resta (in)dimenticabile la sua ultima trasferta commerciale di propaganda promozionale, con la vendita di armamenti in pronta consegna a quel gigante della tutela dei diritti umani e delle libertà religiose che è l’Arabia degli Al-Saud, facendo quattrini (sporchissimi) coi principali finanziatori di quel “califfato” che tanto si millanta di voler combattere.

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Foto LaPresse/Ufficio Stampa Palazzo Chigi/Tiberio Barchiellipolitica08 11 2015 - Riad - Arabia SauditaArabia Saudita, Premier Matteo Renzi in visita a RiadNella Foto Matteo Renzi con il principe ereditario Mohammed byn Nayef Photo LaPresse/Ufficio Stampa Palazzo Chigi/Tiberio BarchielliNews 08 11 2015 - Riad - Arabia Saudita - Matteo Renzi visiting in Arabia Saudita

Com’è noto, in certa “sinistra responsabile” e di governo, la percezione delle ‘anomalie’ varia a seconda di chi detiene lo scettro del comando.

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