E adesso pure il condono tombale!
La (non) ultima ciliegina che ancora mancava sulla torta di fango del renzismo di cosca e di clientele, per il primo vero governo criminale nelle colonne della storia infame della seconda repubblica.
È l’ennesimo condono fiscale in meno di 18 mesi, al cui confronto le “sanatorie” tremontiane sembrano quasi pudiche operazioni da educande. Dalla finanza creativa al riciclaggio di capitali organizzato direttamente dallo Stato, che supera la connivenza di interessi con la mafia per farsi mafia esso stesso in un’unica soluzione di continuità. La chiamano “voluntary disclosure”, ma è la stessa merda di sempre, amplificata nelle forme e nella sostanza.
Rottamata definitivamente la “questione morale”, buona fintanto che torna utile per galvanizzare i nostalgici di “Quando c’era Berlinguer”, c’è da chiedersi cosa ne pensi il Cantone nazionale: la foglia di fico messa lì a coprire le vergogne di un esecutivo senza alcun pudore, e che già fa le prove da ministro per il prossimo rimpasto nella fogna di governo. Non sono pervenute invece rimostranze da parte di quella raggrumosa discarica di rifiuti umani della fu “Ditta”, per la quale una commissione dove chiacchierare a vuoto val bene una messa (in requiem!).
È il colpo grosso della banda dei soliti noti al governo, che hanno capito come il modo migliore di incrementare il PIL (che non cresce più per vie regolari) consista nella legittimazione dell’economia criminale. Meglio se attraverso la monetarizzazione contabile dell’illegalità, per una ripresa che non arriva ed esiste unicamente nei dati immaginari di questa televendita elettorale permanente, seduta abusivamente al governo del Paese e pronta a tutto pur di restare attaccata al potere. Perché nel brodo della politica peggiore tutto fa voto. Ed il Piccolo Principe di Rignano ha un disperato bisogno di portare a casa il risultato al prossimo plebiscito referendario. E lo fa nel modo che a lui riesce più congeniale: comprare consensi attraverso la distribuzione di marchette ad oltranza. Tanto mica sono soldi suoi!
È irresistibile mentre saltella più tronfio del solito alla cena di commiato di O’Banana The President, con scene che sembrano
tratte direttamente da una parodia della “Caduta dell’Impero Romano”, in cui un bonario Marco Aurelio riceve i re clienti venuti a rendergli omaggio con corte (dei miracoli) al seguito. Per l’occorrenza il nostro si porta appresso pure il compiacente buffone di regime: quello della “Costituzione più bella del mondo” un tanto a cachet.
Cosa chiede O’Banana al suo compiacente valvassino, in cambio di un piatto di verdure colte direttamente dall’orto della Casa Bianca (quello irrigato con acqua di fogna)?
Be’ innanzitutto il sostegno della comunità italo-americana all’elezione della moglie di Clinton, eppoi l’invio di truppe negli angoli più remoti dell’Impero americano, come nel caso della comparsata simbolica dei 140 soldatini mandati ai confini della Russia, su richiesta delle repubblichette fasciste del Baltico. Una provocazione a fini “difensivi” assolutamente inutile, ma tanto quanto basta per rompere i coglioni gratuitamente a quello che è uno dei maggiori mercati di esportazione dell’economia italiana. Guadagno?!? ZERO.
Ma vuoi mettere le verdurine grigliate di Michelle?!? In cambio O’Banana sponsorizzerà l’approvazione di una costituzione che non ha nemmeno letto. Immaginatevi a parti inverse un Renzi che chiede di cambiare la duecentenaria Costituzione degli Stati Uniti che, per inciso, contiene ancora riferimenti impliciti alla legalizzazione della schiavitù.
Scopriremo presto, a nostro spese, il costo di questa passerella mediatica, con tanto di genuflessione sull’inginocchiatoio americano.
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