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CON SOBRIETÀ

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E niente! È più forte di loro, proprio non ce la fanno!
È riflesso condizionato, un tic da regime, perché il braccino scatta là dove la fantasia indugia e la nostalgia ritorna. Sempre.
Perché quello è il loro mondo di riferimento e quello il traguardo a cui tendono, nell’eterno ritorno al sempre uguale.
Questa è l’ispirazione che ne orienta la visione: l’orizzonte degli eventi nel buco nero della Storia.
E sono 80! La Liberazione invecchia, Loro NO; più ringalluzziti che mai, nell’orgia di potere che ne alimenta le eterne pulsioni. Sempre le stesse. Perché cambiano i contesti, mutano i tempi e si aggiorna il guardaroba, ma i fascisti rimangono fedeli a se stessi. Li riconosci sotto ogni mentita spoglia o travestimento; non per l’odore, ma per magnetismo animale su coazione a ripetere.
Impermeabili alla democrazia. Soprattutto allergici ad essa. La biografia è quella e Loro ne sono orgogliosi; semmai ne soffrono, per non poterla rivendicare apertamente. Non ancora almeno. Non del tutto. È una questione “identitaria”… quella vera: la matrice originaria da cui tutto discende. Il resto sono dettagli su differenziazione formale, mentre la sostanza resta invariata.
Ed è curioso come la rappresentazione estetica del potere nella sua prossemica sia sempre più spesso accompagnata dalla plastica ostentazione di ingrugnite facce da cazzo, quale variante volitiva del mascellone mussoliniano, mentre trascende il senso del ridicolo tramite l’imbarazzante esibizione di sé.
Perché questi, fascisti, lo sono veramente e lo rivendicano ogni giorno, attraverso gli atti e le posture, mentre smantellano pezzo dopo pezzo lo Stato di diritto, cassando articolo dopo articolo la Costituzione repubblicana, nell’edificazione di un tecnofeudalesimo 2.0 su innesto autocratico a trazione reazionaria. E questa è la migliore delle prospettive possibili. Perché le democrazie sono molto più facili da svuotare dall’interno, che picconare i bastioni dall’esterno, minandone le fondamenta. Soprattutto in assenza di una vera RESISTENZA.
Poi li vai a vedere da vicino… e come tutte le persone ridicole, sono uomini (e donne) piccolissimi, quasi sempre insulsi, nelle loro frustrazioni come nella voglia di rivalsa, che non è riscatto morale ma revanchismo e rancore, rimestati in umori nostalgici, ribolliti nel brodo nero del loro cupo risentimento.
La verità è che il ricordo (e dunque la celebrazione) della Liberazione suscita in loro una paura dannata, un terror fobico seppur malcelato, al netto dell’astio e del disprezzo che non perdono occasione di esibire ad ogni sua ricorrenza, come un certificato di garanzia a ricordare (se ancora ce ne fosse bisogno) la loro provenienza. Sostanzialmente perché rammenta Loro di non essere affatto eterni e che la storia corre più veloce. Sicché, per quanti sforzi facciano per radicarsi in un ordine autoriferito che vorrebbero immutabile, la loro base di potere è friabile, rimessa com’è alla volubilità del caso, nonostante l’arroganza che trasudano ed amano mostrare, come tratto distintivo esibito in pubblico.
La verità è che la Resistenza li spaventa a morte, perché nell’atto intrinseco di resistere alla protervia fascista in ogni sua forma ed espressione, lì risiedono i prodromi della caduta del regime che puntella le loro fragilissime ambizioni. Soprattutto, ricorda loro che il potere non è affatto eterno ed è destinato a terminare, come tutte le manifestazioni terrene dell’umana meschinità. Piaccia o meno ai camerati nuovi o di vecchio conio.
Va da sé che per Loro, la Liberazione non è una Festa, ma una tragedia, costituendo la cancellazione di tutto ciò che erano e che vorrebbero tornare a restaurare. Non potendola abolire, la possono sempre boicottare, irridere, sfregiare in effigie. Cosa che solitamente fanno da sempre e con ancor più patetico impegno (anche la morte di un papa che hanno sempre detestato torna utile), da quando sono transumati al governo con tutto l’armamentario necrofilo di busti del duce e gagliardetti della X Mas. Il fascismo è anche ed innanzitutto la tragedia declinata in farsa grottesca di uomini (e donne) ridicoli, nella loro infima mediocrità.
Diversamente, come si dovrebbero commentare le improvvide esternazioni di un tronfio arnese borbonico in naftalina, tutto impettito nel suo nuovo ruolo istituzionale di governo, che richiama con stizza alla “sobrietà” delle celebrazioni?!?  Capirete quale autorevolezza si può attribuire alla raccomandazione (monito?) di un vecchio gerarca dell’antica fascisteria siciliana, promosso a ventriloquo del sentire governativo, nonché uno dei peggiori “governatori” che l’isola abbia mai avuto pur nella proverbialità delle sue pessime amministrazioni regionali, che ‘consente’ (troppa grazia!) di festeggiare (se proprio non se ne può fare a meno) le ricorrenze del 25 Aprile “con la dovuta sobrietà”, nella consueta cascata di divieti arbitrari (ed illegali) che fioccano nei vari Borgo Citrullo della Vandea italica, su eccesso di zelo di questa o quell’altro sindaco-sceriffo che si crede podestà.
Sicché nel nuovo lessico di regime, “sobrietà” è destinata a fare il paio col termine “divisivo”: praticamente ogni ricorrenza o manifestazione che ai fascisti non piace. E se la Storia non la puoi cancellare, puoi sempre riscriverla ed adattarla al nuovo corso, né mancheranno i menestrelli di corte pronti all’opera.
Non è la festa di Liberazione ad essere divisiva. Sono Loro ad essere scissi da essa, per intrinseca ed irriducibile incompatibilità democratica. Il problema è reale, e la questione tutt’altro che superata, altrimenti l’anniversario passerebbe inosservato e noi non staremmo qui a parlare del suo significato.
Per naturale principio di esclusione, se non sei per la fine della dittatura fascista in Italia, se ne possono trarre le ovvie conseguenze…
Perciò non chiedete Loro di professarsi “antifascisti”; semplicemente perché non lo sono, né mai potrebbero esserlo, a meno di non rinnegare se stessi. Ma al contempo continuate a chiamarli fascisti, poiché chi non si riconosce nei valori dell’antifascismo che la LOTTA (perché niente si ottiene gratis) di Liberazione incarna, di converso resterà ed è un fascista. Tertium non datur!

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