Nei drammatici frangenti di così grave momento dall’incontenibile tormento, le dita tremano incerte sulla tastiera tanto grande è la commozione, per questo “colpo di stato” e “lutto della democrazia” vissuto con grande costernazione nei bordelli dell’Italia più serva, mentre si consuma l’omicidio politico di quell’Utilizzatore Finale della peripatetica fruizione.
Come non essere pervasi da un fremito di sdegno furente, dinanzi alla rimozione coatta del Papi della Patria abusivamente parcheggiato su seggiolone senatorio?!?
Peccato infatti che con la deposizione del caligola catramato, rimangano le mandrie di somari nominate senatori. È la marcia funebre dei papiminkia alla Guerra di Silvio, tra groupies inconsolabili e badanti vestite a lutto, riuniti al capezzale di questo Pierrot nero col suo terreo faccione solcato dalle crepe nel cerone e una crosta di fard gocciolante al posto della lacrimuccia.
Come un nero cimicione, non ce ne libereremo tanto in fretta: schiacciato il parassita, rimane la puzza nell’esalazione di miasmi tossici dalla lunga fermentazione.
Certi prodotti di scarto tornano sempre indietro, nel rifluire di una continua corrente di risacca, costantemente alimentata dalla riproposizione dei medesimi rifiuti in perenne riciclaggio…
«La tentazione sarà grande, dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi al Senato, di chiudere il ventennio mettendolo tra parentesi. È una tentazione che conosciamo bene: immaginando d’aver cancellato l’anomalia, si torna alla normalità come se mai l’anomalia – non fu che momentanea digressione – ci avesse abitati.
Nel 1944, non fu un italiano ma un giornalista americano, Herbert Matthews, a dire sulla rivista Mercurio di Alba de Céspedes: “Non l’avete ucciso!” Tutt’altro che morto, il fascismo avrebbe continuato a vivere dentro gli italiani. Non certo nelle forme di ieri ma in tanti modi di pensare, di agire.
L’infezione, “nostro mal du siècle”, sarebbe durata a lungo: a ciascuno toccava “combatterlo per tutta la vita”, dentro di sé. Lo stesso vale per la cosiddetta caduta di Berlusconi. È un sollievo sapere che non sarà più decisivo, in Parlamento e nel governo, ma il berlusconismo è sempre lì, e non sarà semplice disabituarsi a una droga che ha cattivato non solo politici e partiti, ma la società. Sylos Labini lo aveva detto, nell’ottobre 2004: “Non c’è un potere politico corrotto e una società civile sana”. Fosse stata sana, la società avrebbe resistito subito all’ascesa del capopopolo, che fu invece irresistibile…. Tutte le nostre transizioni sono fangose doppiezze.»Barbara Spinelli
“Quel che resta del Ventennio”
(27/11/13)
È il fascismo eterno degli italiani, che ne pervade gli animi e ne corrode la pancia, destinato a ritornare costantemente alla ribalta sotto mentite spoglie, in forme sempre nuove per identica sostanza.
