In “The Winter Soldier”, uno dei film forse più riusciti della saga di Capitan America, con uno spessore politico e implicazioni sociologiche praticamente sconosciute nei produttori delle Marvel (che infatti non ne hanno più riproposte), ad un certo punto i prodi super-agenti dello SHIELD, specializzati in sicurezza globale, si lasciano prendere da un dilemma morale, quando apprendono che il Progetto Insight, un sistema di puntamento satellitare programmato per prevedere e “neutralizzare” qualunque minaccia ‘terroristica’ sulla base di un algoritmo, implica l’eliminazione fisica ed in simultanea di tutti i bersagli designati con attivazione da remoto, rivelandosi una fabbrica di omicidi di massa su scala industriale. Poi infatti scoprono che il famigerato Progetto Insight è stato messo a punto dai nazisti dell’Hydra e che i “vendicatori” sono essi stessi causa del caos e del disordine che vengono chiamati a combattere, per essere usati come utili idioti proprio dai nazisti che controllano lo SHIELD. Perché soltanto un nazista può concepire un progetto di sterminio del genere e soprattutto metterlo in atto, scatenando un’azione terroristica di massa in nome della sicurezza contro il terrorismo.
Per fortuna si tratta solo della trama di fantasia di un filmetto di successo, pensato per l’intrattenimento di massa, proponendo al pubblico situazioni surreali. Perché nella realtà pratica, le oligarchie armate del complesso militare-industriale certi dubbi non se li pongono proprio. Lo considerano un vantaggio competitivo da sfruttare, per impressionare e promuovere il prodotto presso potenziali clienti interessati all’acquisto.
Far esplodere in simultanea 5.000 cerca-persone (ma anche walkie-talkie, cellulari, pannelli solari, dispositivi elettrici), preventivamente manomessi con l’inserimento di micro-cariche esplosive, senza preoccuparsi minimamente dove possano esplodere, chi possa esserne in possesso o rimanere coinvolto nella deflagrazione, segna un nuovo standard persino per l’esercito più morale del mondo ed il governo genocidario che ne indirizza l’azione, nonostante sia ormai ampiamente comprovato che la vita di tutti coloro che non appartengono al “popolo eletto” per definizione non vale assolutamente nulla.
Ma qui c’è un ulteriore salto di qualità, persino per uno stato che pure ha fatto del terrorismo una pratica comune fin dalla sua fondazione, perfezionandolo in strumento ordinario di oppressione e controllo, fino a svuotare la parola stessa di significato, tanto ormai la pratica sistemica dello stesso si è spinta oltre. C’è sadismo, malvagità, ed un intrinseco compiacimento psicopatico, coltivato all’ombra di un razzismo viscerale, nella più totale assenza di empatia e di regole, anche solo nel progettare armi ibride concepite appositamente per mutilare e straziare, prima ancora che uccidere. Immaginate 5000 dispositivi elettronici, tenuti in tasca o alla cinta dei pantaloni, che esplodono all’improvviso e tutti insieme; nei mercati, al cinema, nei centri commerciali, al ristorante, devastando la faccia del malcapitato di turno, cavandogli gli occhi, maciullandogli gli arti, strappandogli via i testicoli, squarciandogli il ventre e lasciandolo con gli intestini penzoloni. E poi magari trovare la cosa divertente. Roba da malati pervertiti, che amano sguazzare nel sangue altrui, compiacendosi del massacro indiscriminato su apporto tecnologico a distanza.
Quindi parliamo del governo israeliano. L’attuale premier Benjamin Netanyahu ne è solo l’espressione più impresentabile, ma non cambia la sostanza di quello che a tutt’oggi è uno stato terrorista fuori da ogni regola di diritto, nel razzismo, la crudeltà, il fondamentalismo messianico e l’apatia morale di chi crede che tutto gli sia dovuto, nella legittimazione a poter fare qualsiasi cosa, meglio se sotto la protezione incondizionata dell’Impero.
Perché non migliore è chi ne arma la mano e ne copre i crimini, per due eccezionalismi che si incontrano e si intendono alla perfezione.
Poi certo bisogna essere degli psicopatici per pensare di eliminare fisicamente tutti i propri nemici, fino all’ultimo uomo, a prescindere da ordine e grado, ruolo e responsabilità, senza curarsi minimamente degli effetti collaterali, salvo poi meravigliarsi dell’odio e del biasimo che inevitabilmente ciò suscita. E allora li vedrete andare in giro, imprimendo il marchio di infamia dell’antisemitismo, furbescamente appiccicato a sproposito contro chiunque osi esternare le proprie perplessità, per tacitarne l’opposizione attraverso il controllo mediatico. Peccato solo che il furbesco giochino sia ormai noto e non funzioni più.
Va da sé che per eliminare ogni singolo membro di Hamas, o semplicemente arabo che non sia di loro gradimento, poi si fa saltare per aria un intero condominio con relativi inquilini all’interno, si sganciano bombe da una tonnellate su una tendopoli di profughi, si prendono a cannonate tutte le strutture ospedaliere a portata di tiro; si fanno saltare in aria i rifugi ONU con relativi profughi all’interno (anzi! Se sono pieni di gente è meglio), nella guerra tutta personale che lo stato di Israele ha intrapreso contro le strutture della UNRWA, secondo la tattica della terra bruciata. Se non puoi falcidiare il tuo nemico in una capillare opera di sterminio, allora le carestie, le malattie, la distruzione di un intero tessuto sociale ed il terrore, lo faranno per te. Il mondo guarderà, ma non interverrà. Qui la dicotomia farlocca dell’Aggressore-Aggredito non vale più, nell’ipocrisia manipolatrice dell’imperialismo euroatlantico.
Questo d’altronde è l’esercito più morale del mondo che butta giù a calci dal tetto delle loro case i cadaveri dei palestinesi ammazzati. Per poi rimuoverli coi bulldozer e scaricarli dentro una fossa improvvisata. E lo fa perché dice che i corpi potrebbero nascondere esplosivi!
Questo è l’esercito più morale del mondo, che ha elevato le operazioni di seek and destroy a forma di livellamento radicale del territorio, da bonificare e ripulire da ogni presenza antropica per successivi reinsediamenti, trasformando l’intera Striscia di Gaza ed i territori illegalmente occupati della Cisgiordania in una gigantesca killzone, dove testare nuovi sistemi d’arma da immettere nel mercato internazionale degli armamenti.
Questa è l‘unica democrazia del Medioriente, che detiene arbitrariamente migliaia di palestinesi senza che contro di loro siano formulati capi d’accusa o istruiti processi, facendoli sparire nelle loro carceri-lager. Non parliamo di “prigionieri”, perché l’esercito più morale del mondo solitamente di prigionieri non ne fa. E se proprio succede, di solito muoiono per “malore” durante la detenzione.
Questa è l’unica democrazia del Medioriente che ha istituzionalizzato di fatto un regime di apartheid, trasformando le zone di occupazione militare in enormi prigioni a cielo aperto, sotto legge marziale in regime coloniale. Che ne distrugge le infrastrutture culturali e sanitarie, nell’annichilimento anomico che ne consegue.
Che rapisce e brutalizza i bambini.
Che spiana persino i cimiteri, perché neanche i morti devono avere pace. E perché sia ben chiaro che non c’è alcuna terra per i palestinesi. Neanche quella per la loro tomba.
Che può permettersi di prendere d’assalto gli ospedali, passare per le armi i ricoverati e poi buttarne i cadaveri in fosse comuni come spazzatura.
Che sequestra, tortura e ammazza il personale sanitario nei suoi lager, fuori da ogni diritto e controllo, senza che la cosa dia troppi pensieri.
Che usa la fame come strumento di guerra. Bombarda i depositi di cibo e massacra i volontari che lo distribuiscono. O nella migliore delle ipotesi blocca e vandalizza i convogli con gli aiuti umanitari.
Questa è gente che ha istituito il ricorso alla tortura come prassi comune ed è convinta che stuprare i palestinesi detenuti sia un proprio legittimo diritto. Che li rastrella per deportarli via, mentre ne confisca le terre e ne devasta le proprietà, riservandosi la licenza di uccidere nella più totale impunità.
Li usa all’occorrenza come scudi umani (non ci facciamo mancare proprio nulla!)…
L’approccio non è nemmeno sudafricano, pare il trattamento che l’antica Sparta riservava agli iloti. La dimensione è quella di una ferocia premoderna su supporto altamente tecnologico.
Tutto questo ha una sola definizione (impronunciabile!)… per tanti piccoli olocausti su scala ridotta, che avvicinano lentamente alla soluzione finale, nell’assuefazione progressiva di ciò che diversamente sarebbe inaccettabile, eliminando eventuali testimoni scomodi…
A parti inverse, adesso abbiamo anche i pogrom. E non crediate che ciò sia una risposta collaterale allo chock per la strage del 07/10/23; è la strage del 7 Ottobre ad essere la brutale conseguenza di 75 anni di oppressione e di orrori consumati nella più totale e sfacciata impunità, dalla pulizia etnica fino al genocidio.
Questo è uno stato compiutamente fascista, che strumentalizzando l’immane tragedia di un popolo si trasformò in carnefice, a legittimazione della propria politica coloniale. Che ha fatto dell’Olocausto un uso assolutamente strumentale, convertendolo prima in un’industria per puntellare il proprio arbitrio fuori da ogni diritto internazionale e poi in un’opzione da perfezionare, nella sua applicazione a piccole dosi sostenibili per i suoi protettori occidentali.
«Vi dirò qualcosa sull’Olocausto. Sarebbe bello credere che le persone che hanno subito la sofferenza siano state purificate dalla sofferenza. Ma è il contrario, li peggiora. Corrompe. C’è qualcosa nella sofferenza che crea una sorta di egoismo. Herzog [il presidente israeliano dell’epoca] stava parlando sul sito del campo di concentramento di Bergen-Belsen, ma parlava solo degli ebrei. Come poteva non menzionare che altri – molti altri – avevano sofferto lì? Le persone malate, quando sono nel dolore, non possono parlare di nessuno se non di se stesse. E quando queste cose mostruose sono accadute al vostro popolo, sentite che nulla può essere paragonato ad esso. Si ottiene una “procura” morale, un permesso per fare tutto ciò che si vuole, perché nulla può essere paragonato a quello che è successo a noi. Si tratta di un’immunità morale che è molto chiaramente sentita in Israele. Tutti sono convinti che l’IDF sia più umano di qualsiasi altro esercito.»
Uri Avnery, un eretico del pacifismo israeliano, parlava all’indomani del massacro falangista di Sabra e Chatila nel Libano del 1982. Da allora le cose sono perfino peggiorate. Con spirito profetico nella lucidità critica che gli era propria, all’indomani dell’ennesima campagna di bombardamenti israeliani su Gaza nel 2012, Avnery aveva già chiarissime le idee su cosa fosse l’allora gabinetto di coalizione di un Benjamin Netanyahu e dove in realtà conducessero le sue politiche…
«Si presume di sapere cosa voglia il governo di Netanyahu e si presume che voglia la pace. E quindi che la loro politica sia stupida o folle. Ma se si presume che non gliene freghi niente della pace, ma vogliano uno stato ebraico dal Mediterraneo al fiume Giordano, allora quello che stanno facendo ha senso fino a un certo punto. Il problema è che quello che vogliono sta portando ad un vicolo cieco… Se annetteranno la Cisgiordania come hanno annesso Gerusalemme Est, non farà molta differenza. Il problema è che in questo territorio, che ora è dominato da Israele, ci sono circa il 49 per cento di ebrei e il 51 per cento di arabi. E questo bilancio diventerà più grande ogni anno, perché l’aumento naturale da parte araba è di gran lunga maggiore dell’aumento naturale da parte nostra. Quindi la vera domanda è: se questa politica va avanti, che tipo di Stato sarà? Così com’è oggi, è uno stato di apartheid, un apartheid totale nei territori occupati e un apartheid crescente in Israele. E se questo continua, sarà un apartheid completo in tutto il paese, incontestabilmente.»
Uri Avnery non poteva prevedere tuttavia che l’esito sarebbe stato ancora peggiore rispetto alle sue previsioni.
E d’altra parte la guerra era già in incubazione da tempo. Bisognava solo metterne in moto modalità e dinamiche già pianificate da tempo, nell’attesa interessata di un evento eclatante che ne giustificasse la messa in atto, per addivenire a quello che è sempre stato l’obiettivo di tutti i governi di Israele, nella ragione stessa del suo essere e nell’estensione di pratiche già consolidate. Ovvero l’esito quasi naturale di una politica coloniale, che sperzonalizza e nega qualsiasi altra identità al di fuori della propria, disumanizzando e annichilendo ciò che reputa altro da sé fino alla sua eradicazione, nella negazione dell’altro come entità senziente fino al suo annientamento.
«Quando percorrete a piedi una città come questa, duecentomila abitanti, ventimila dei quali non possiedono assolutamente nulla fuorché gli stracci in cui sono avvolti, quando vedete come vivono gli abitanti e, soprattutto, la facilità con cui muoiono, faticate a convincervi di stare camminando in mezzo ad altri esseri umani. Tutti gli imperi coloniali si fondano in realtà su questo fatto. I volti sono bruni, e poi, quanto sono numerosi! Davvero sono fatti anch’essi di carne, come voi? Hanno forse dei nomi? O si tratta semplicemente di una materia scura, indifferenziata, non più individuale di quanto lo siano le api o i coralli? Sorgono dalla terra, si affannano e patiscono la fame per qualche anno, infine sprofondano dai tumoli senza nome dei cimiteri e nessuno nota che se ne sono andati. I tumoli stessi tornano presto e confondersi con il terreno circostante.»
George Orwell, “Marrakech” (1939)
Si tratta di un processo di spersonalizzazione, nella separazione e rimozione, alla base di ogni politica coloniale e di segregazione, che opera secondo meccanismi psicologici consolidati. Perché è difficile attribuire un qualche valore a ciò che è ridotto a nulla, una volta privato di tutto, finanche della sua dimensione umana. E dunque ogni passaggio successivo sarà più facile…
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