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ROMAGEDDON (IV) – Li mejo fichi der bigonzo

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fichi_settembrini

Come sia venuto in mente al papi della patria di tirar fuori dal suo cilindro sfondato un Guido Bertolaso da riciclare ad aspirante sindaco di Roma, è l’ultimo mistero buffo della campagna elettorale più scialba ed incolore che mai si sia vista nella storia della Capitale, dove tutti i candidati mirano pervicacemente a perdere, tanto improbo è l’incarico.
Guido Bertolaso Del Guido nazionale, meglio conosciuto come l’uomo con la tuta per la varietà del suo guardaroba e soprattutto per la funesta esperienza alla Protezione Civile, trasformata in un protettorato politico per la distribuzione appalti nell’organizzazione dei “Grandi Eventi” a coreografia del ventennio berlusconiano, avevamo già parlato diffusamente in passato…

1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA
3) COMPAGNI DI MERENDE
4) GLI AMICI DEGLI AMICI

Erano i tempi andati del Silvio Re, quando Bertolaso, gaffeur di proporzioni titaniche e dalla presunzione sconfinata, sembrava proiettato nell’empireo degli onnipotenti per grazia ricevuta, diventando il più fedele interprete delle manie di grandezza del Megaloman brianzolo. Perché ogni “grande evento” (gare ciclistiche, regate, mondiali di nuoto, beatificazioni, visite pastorali, convegni eucaristici, vertici politici e militari, pellegrinaggi), richiede “Grandi Opere”: dal G.8 della Maddalena (poi spostato a Pratica di Mare, ma profumatamente pagato) alle visite pastorali del papa (800 mila euro stanziati nel 2008 per gli spostamenti di Benedetto XVI, ogni volta che il pontefice supera le sponde del Tevere il governo concede la dichiarazione di “grande evento”), senza per questo dimenticare i congressi eucaristici del 2005 a Bari (3 milioni) e ad Ancona nel 2011 (200 mila euro); dai campionati di ciclismo a Varese (71 milioni) ai mondiali di nuoto a Roma (60 milioni). E giù via sperperando fino alla grottesca manna del terremoto de L’Aquila: 1 miliardo e mezzo di euro, per una ricostruzione mai avviata ed opere pagate il triplo del prezzo reale, culminate nello sradicamento di intere comunità disperse nell’anomia spersonalizzante delle New Town.
New townA tal punto che gli sprechi dell’Era Bertolaso sono diventati mitologici, tanto superano qualunque precedente nella moltiplicazione dei costi e delle spese a trionfo dell’effimero, in regime di emergenza permanente…
SprechiSotto la conduzione di Bertolaso (il sockpuppet nelle mani di Berlusconi e Letta senior), il dipartimento della Protezione Civile è stato convertito in un immenso giocattolone in comodato d’uso a quell’altro “governo del fare”, che ne ha fatto una propria macchina spremi-soldi per la creazione di consenso e sistemazione clientele. Quindi investita di poteri straordinari a colpi di decreti-legge usati per scardinare le normative vigenti, fino a diventare un immenso collettore d’appalti da distribuire a propria completa discrezione ed in deroga a tutte le regole, per la gioia dei vari “soggetti attuatori” di natura privatistica riuniti all’incredibile greppia di governo.

Il boss e la matricolaIl boss e la matricola

All’epoca si parlò di “sistema gelatinoso” tanto la pratica era diffusa e soprattutto pervasiva, in un’orgia di corruzione ramificata a tutti i livelli possibili.

«L’era Bertolaso inizia il 7 settembre 2001. Quel giorno il secondo governo Berlusconi, in carica da pochi mesi, trasforma la Protezione Civile in un dipartimento della Presidenza del Consiglio, e ne nomina l’attuale dirigente, Guido Bertolaso.
Quella che fino ad allora era stata un’agenzia indipendente, che comprendeva i Vigili del fuoco e il Servizio sismico nazionale e si era occupata di emergenze territoriali, come terremoti e inondazioni, diventa -per effetto del decreto legge numero 343 del 2001- un organo il cui potere di ordinanza si estende anche ai cosiddetti “grandi eventi”.
Tradotto, questo vuol dire che la Protezione Civile da quel giorno si occupa anche di vertici internazionali, raduni religiosi e gare sportive, come il G8 2009 in Italia o i Mondiali di nuoto di Roma. E se aumenta il numero degli eventi di cui occuparsi, si moltiplicano le emissioni di denaro pubblico a favore della Protezione Civile e le gare d’appalto indette dalla stessa.
A far sì che poi tutto funzioni subito e al meglio c’è lui, Guido Bertolaso, il factotum di palazzo Chigi. Quando si presenta un’“emergenza” o un “grande evento” (come l’esposizione delle spoglie di S.Giuseppe da Copertino, noto santo pugliese), interviene il commissario delegato Guido Bertolaso: con una firma affida poteri straordinari al sindaco, che ha carta bianca e decide cosa e come fare.
A Varese, per esempio, in occasione di un altro “grande evento”, i Mondiali di ciclismo 2008, è bastata l’ordinanza n. 3565, varata dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 16 febbraio 2007, per stanziare sette milioni di euro per la nuova tangenziale fra la Ss 342 “Briantea” e la Ss 233 “Varesina”, con interconnessione alla Ss 344 di “Porto Ceresio”. Scavalcati sindaci ed enti locali. In una parola, i processi democratici.
[…] La soluzione, veloce quanto antidemocratica, risiederebbe nelle mani di Bertolaso: il commissario straordinario sarebbe in grado di rendere tutto “più facile”, bypassando con una firma consigli comunali e comitati di cittadini. Infatti il decreto legge “anticrisi”, varato dal Consiglio dei Ministri il 26 giugno 2009, aggiunge ai compiti della Protezione Civile anche “la gestione di interventi sulla trasmissione e distribuzione dell’energia”: è sufficiente la nomina di un “commissario delegato” per poter utilizzare “mezzi e poteri straordinari in deroga alle competenze delle altre amministrazioni locali”.
La Protezione Civile, quindi, non è solo un organo di prevenzione, ma uno strumento nelle mani dell’esecutivo. Uno strumento libero da qualsiasi controllo. Soprattutto finanziario. Non solo la Corte Costituzionale non può intervenire sulle ordinanze emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la Corte dei Conti non può monitorare l’ammontare e l’utilizzo degli stanziamenti che ne conseguono.
Le cifre che sfuggono al controllo non sono irrilevanti. Tra il 3 dicembre del 2001 e il 30 gennaio del 2006 sono state emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri 330 ordinanze: esaminando un campione di 75 di queste, sappiamo che hanno richiesto l’utilizzo di 1.486.675.921,73 euro. In base a questo dato statistico è possibile stimare che in otto anni e mezzo, dal 2001 al 2009, le 537 ordinanze emesse abbiano richiesto ben 10.6 miliardi di euro: una cifra esorbitante, su cui la Corte dei Conti non ha alcun controllo

La Protezione Civile di Guido Bertolaso
di Laura Bellucci, Ilenia Cerri, Federica Florio
(17/07/2009)

A Roma, la Protezione Civile del Guido nazionale è rimasta famosa per i catastrofici mondiali di nuoto del 2009 organizzati insieme a quell’altro flagello che è stata la giunta Alemanno; nonché per gli intrallazzi della Cricca della Ferratella: quelli che ridevano la notte del terromoto a L’Aquila, pensando alla cuccagna della mai ultimata ricostruzione. Soprattutto, Bertolaso è noto per i massaggi galeotti (variante delle “cene eleganti”) al centro abusivo dell’amico Anemone; oltre che alle sue vicende di senzatetto alla ricerca di casa in centro storico, nell’ambito di un più articolato giro di favori e marchette tra i soliti noti.
Guido cerca casa - Berolaso ed il cardinale SepeDefinito nel periodo di massimo fulgore come il Batman arrogante e litigioso dei cataclismi (Massimo Falcioni), attualmente si è ridotto a fare il Robin di un acciaccato cavaliere oscuro oramai avviato all’inesorabile tramonto, diventando di fatto la spalla comica del berlusconismo al tracollo finale. Da cavallo perdente qual’è, verrà cavalcato dal vecchio padrone fintanto non verrà scartato sull’onda corta dei sondaggi.
Bertolaso e BerlusconiTuttavia, non è il caso di lasciarsi ingannare dalle apparenze…
Il sistema (“gelatinoso” o meno che fosse) inaugurato a suo tempo da Bertolaso & Co. per decretazione d’urgenza, regnando felicemente il papi Silvio, è diventata la prassi prevalente del nuovo esecutivo Renzi ai tempi della “rottamazione”, con galantuomini come Verdini e Formigoni elevati a garanti delle magnifiche sorti del nuovo “governo del fare”. Lo scardinamento delle regole, l’aggiramento sistematico dei controlli, l’esautorazione degli organi rappresentativi regolarmente eletti (non è certo il caso del nostro Piccolo Principe), l’abuso ricorrente nell’accentramento esclusivo dei poteri, è diventata la prassi ordinaria di un Governo che ha fatto del ricorso ai commissari straordinari un proprio tratto distintivo, nel solco della continuità ideale.
Silvio BerlusconiPer quanto possa sembrare paradossale, il vecchio Silvione Renzipersegue pervicacemente la sconfitta nell’apologesi del suo trionfo postumo, per una concezione del potere e delle “istituzioni” che ha fatto scuola tra allievi (solo per alcuni) ‘insospettabili’.

Alfio Marchini Fuori tempo massimo, nel piacionismo trasversale del populismo-soft, abbiamo invece Alfio Marchini: il bello ai tempi dell’anti-politica pop. Marchini è l’aitante (e non ultimo) rampollo di una nota casata di costruttori romani ‘de sinistra’; nonno Alfio da cui ha ripreso il nome e pochissimo altro (a parte l’eredità) è stato partigiano dei GAP romani e vicinissimo al PCI nel tempo che fu (per il quale costruì la storica sede di Botteghe Oscure, prima che il PD se magnasse pure quella), tanto da guadagnarsi il soprannome di Calce e Martello.
Come Alfio junior dalla Resistenza e la militanza comunista sia passato prima all’Opus Dei e poi direttamente a Comunione e Lottizzazione si spiega facilmente: basta seguire il solco degli affari col cuore che batte là dove pulsa il denaro. In questo Marchini è assolutamente trasversale e può passare con imperturbabile tranquillità dal finanziamento del settimanale ciellino “Il Sabato” a “L’Unità” (molto più a destra dello scomparso periodico del conservatorismo cattolico).
Francesco Gaetano Caltagirone Se volete conoscere il programma politico di Alfio Marchini, cercate alla voce “Caltagirone”. Per chi non è addentro alle faccende romane, non parliamo della siciliana “rocca dei vasi” (dall’arabo Kalat al Giarun), bensì di Francesco Gaetano Caltagirone: l’ottavo re di Roma e imperatore indiscusso dei palazzinari che dominano la città da sempre, con partecipazioni azionarie in ACEA (il vero gioiello delle aziende comunali); proprietario del principale quotidiano romano (Il Messaggero) insieme ad una pletora di giornaletti a diffusione capillare; socio d’affari nella holding finanziaria che in un sistema di scatole cinesi collega strettamente Alfio Marchini alla “finanza bianca” (passando da Cesare Geronzi a Giovanni Bazoli). Soprattutto, Caltagirone è il suocero (nonché generoso finanziatore) di Pier Ferdinando Casini che è anche il principale sponsor politico del Marchini-Sindaco, quanto mai interessato a rivedere il piano regolatore della città con la definizione delle nuove aree edificabili.
marchini-sindacoA ben vederlo, l’ex compagno Alfio sembra uscito da una puntata di “Beautiful”, col suo stile fermo agli Anni’ 80 come un Ken attempato in cerca della sua Barbie.

Giorgia Meloni A proposito di Barbie, con le sue gigantografie ritoccate in photoshop ed abbellite del 600%, ad ogni incrocio stradale troneggia sorridente e rassicurante Giorgia Meloni, l’ex pupilla di Gianfranco Fini Gianfranco Fini(rinnegato e sepolto vivo) che è riuscita nel miracolo di resuscitare un partito di nostalgici, ricostituito in fretta con gli scarti missini della defunta AN e Gianni Alemanno col quale ora finge di non avere niente da spartire.
Giorgia_MeloniParlare del programma (il grande assente di queste elezioni) è operazione assolutamente superfluo, visto che si tratta del solito ressemblement degli eterni cavalli di battaglia della “destra popolare” (gli zingari.. il degrado.. gli immigrati..), che a vari gradi di intensità pervade tutto il cucuzzaro fascista variamente disperso in candidature senza storia. E per questo Giorgetta ha ottime chance di arrivare al ballottaggio; rispetto ai suoi truci camerati ha almeno il dono dell’ironia e tanto basta a renderla simpatica, tracimando oltre le tradizionali cloache della fascisteria romana.

Fascisti in Campidoglio

Su tutto il resto non c’è storia: folklore elettorale per colorare la scheda nei rituali dell’urna, nell’anonimato generalizzato di candidati che non ‘bucano’ e si alternano tra grandi profusioni di “romanità” più o meno acquisita, a dimostrazione del provincialismo in cui sembra sprofondata la metropoli tra le più grandi e cosmopolite d’Italia, Comunque vada, sarà un disastro. Perché l’importante è partecipare. Dicono.

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DESISTENZA

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'Happy Birthday' - ZeeCast by Alexiuss

Potato degli stoloni retorici, il testo che vi (ri)proponiamo poteva benissimo essere scritto oggi. E invece venne pubblicato nel lontano Ottobre del 1946 sulla rivista mensile Il Ponte, dove ebbe a riunirsi il meglio dell’intelligenza italiana di provenienza azionista, negli anni difficili del primo dopoguerra.
Insomma, il secondo conflitto mondiale s’era concluso da poco più di un anno, l’Italia era diventata una repubblica soltanto da qualche mese (in quanto alla “democrazia”: si trattava più che altro di un postulato teorico ancora lungi dall’essere messo in pratica), e già si parlava di desistenza in luogo della lotta di Liberazione, per una ‘nuova’ compagine governativa la cui unica ansia era quella di archiviare in fretta l’esperienza restistenziale, in una sostanziale continuità col precedente regime rivisto e corretto in salsa ‘democratica’, speculare ad una capillare occupazione del potere che mal si accordava coi valori e le aspirazioni della Resistenza. Soprattutto se visti come fastidiosi impicci dei quali disfarsi in fretta. Oggi si può dire che l’oblio paventato a suo tempo da Piero Calamandrei è un’operazione compiuta, nella sostanziale rimozione della memoria (o nelle sue infantili distorsioni) con tutto ciò che questo comporta. E no, un selfie non ci salverà.

Renzi-Bean

«Quel miracoloso soprassalto dello spirito che si è prodotto, quando ogni speranza pareva perduta, in tutti i popoli europei agonizzanti sotto il giogo della tirannia interna ed esterna, ha ormai ed avrà nella storia del mondo un nome: “resistenza”. Sotto la morsa del dolore o sotto lo scudiscio della vergogna, gli immemori, gli indifferenti, i rassegnati hanno ritrovata dentro di sé, insospettata, una lucida chiaroveggenza: si sono accorti della coscienza, si sono ricordati della libertà. Prima che schifo della fazione interna, prima che insurrezione armata contro lo straniero, questo improvviso sussulto morale è stato la ribellione di ciascuno contro la propria cieca e dissennata assenza: sete di verità e di presenza, ritorno alla ragione, all’intelligenza, al senso di responsabilità. La resistenza è stata, nei migliori, riacquisto della fede nell’uomo e in quei valori razionali e morali coi quali l’uomo si è reso capace nei millenni di dominare la stolta crudeltà della belva che sta in agguato dentro di lui.
BrechtSi è scoperto così che il fascismo non era un flagello piombato dal cielo sulla moltitudine innocente, ma una tabe spirituale lungamente maturata nell’interno di tutta una società, diventata incapace, come un organismo esausto che non riesce più a reagire contro la virulenza dell’infezione, di indignarsi e di insorgere contro la bestiale follia dei pochi. Questo generale abbassamento dei valori spirituali da cui son nate in quest’ultimo ventennio tutte le sciagure d’Europa, merita di avere anch’esso il suo nome clinico, che lo isoli e lo collochi nella storia, come il necessario opposto dialettico della resistenza: “desistenza”. Di questa malattia profonda di cui tutti siamo stati infetti, il fascismo non è stato che un sintomo acuto: e la resistenza è stata la crisi benefica che ci ha guariti, col ferro e col fuoco, da questo universale deperimento dello spirito.
Così ci illudevamo due anni fa, alla vigilia della liberazione. Ma oggi ci sembra di avvertire d’intorno a noi e dentro di noi i sintomi di un nuovo disfacimento.
Ciò che ci turba non è il veder circolare di nuovo per le piazze queste facce note: il pericolo non è lì; non Albert Kesselringsaranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo. Che tornino in libertà i torturatori e i collaborazionisti e i razziatori, può essere una incresciosa necessità di pacificazione che non cancella il disgusto: talvolta il perdono è una forma superiore di disprezzo.
No, il pericolo non è in loro: è negli altri, è in noi: in questa facilità di oblio, in questo rifiuto di trarre le conseguenze logiche della esperienza sofferta, in questo riattaccarsi con pigra nostalgia alle comode e cieche viltà del passato.
Oggi le persone benpensanti, questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, cambiano discorso infastidite quando sentono parlar di antifascismo: e se qualcuno ricorda che i tedeschi non erano agnelli, fanno una smorfia di tedio, come a sentir vecchi motivi di propaganda a cui nessuno più crede. I partigiani? una forma di banditismo. I comitati di liberazione? un trucco dell’esarchia, i processi dei generali collaborazionisti si risolvono in trionfi degli imputati. I grandi giornali si affrettano a riaprire le terze pagine alle grandi firme, care ai lettori borghesi: dieci anni fa celebravano l’impero e la guerra a fianco della grande alleata, oggi scrivono collo stesso stile requisitorie contro la pace spietata; e il pubblico si compiace di questi elzeviri ritrovati e non si accorge che questa pace è la conseguenza di quella guerra. PansaFinita e dimenticata la resistenza, tornano di moda gli “scrittori della desistenza”: e tra poco reclameranno a buon diritto cattedre ed accademie.
Sono questi i segni dell’antica malattia. È nei migliori, di fronte a questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo.
Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser mortale.»

Piero Calamandrei
“Desistenza”
(Il Ponte. Anno II, n.10; 1946)

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(86) Cazzata o Stronzata?

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Classifica APRILE 2016”

Partito della Nazione - by Edo Baraldi Il Bambino Matteo ha un problema: è talmente abbacinato dai fuochi fatui di un potere effimero, da non riuscire più a riconoscere la differenza che intercorre tra corruzione e integrità. A quanto pare, per lui la distinzione tra corrotti e onesti sembra essere tutt’altro che ovvia, tanto è abituato ormai a frequentare i primi a discapito dei secondi (che non portano pacchetti di voti in dote).
Proprio non riesce a vederli i ladroni (è più concentrato sulla refurtiva da spartire)… Per questo chiede aiuto, affinché qualcuno glieli indichi; che lui poverino proprio non riesce a trovarli, nascosti come sono nell’oscena ammucchiata delle Laide Intese
Attualmente, i parlamentari indagati, prescritti, rinviati a giudizio, condannati con sentenza non definitiva e passati in giudicato, superano abbondantemente il centinaio (e la cifra viene data in rialzo). Erano ‘solo’ 42 nella precedente legislatura dell’interdetto papi della patria, quando si arrivò a parlare di “cleptocrazia berlusconiana”: la situazione allora era grave, ma non ancora seria come oggi. Per i reati, si va dall’inevitabile abuso d’ufficio, fino alla cessione di stupefacenti; ma non manca l’appropriazione indebita, il traffico di influenze e la turbativa d’asta, per passare alla truffa, il peculato (tra cui troneggia lo scandalo dei rimborsi regionali) e la corruzione aggravata, fino all’associazione a delinquere. A guidare la classifica è il Partito Democratico della rottamazione renziana, che evidentemente segue requisiti imperscrutabili per la selezione della sua nuova “classe dirigente” di vecchissimo corso e pessime abitudini…

Ugly-childrens

Francesca Barracciu, ex sottosegretario alla Cultura.
Richiesta di rinvio a giudizio: accusa di peculato per l’utilizzo di 78.000 euro di fondi da consigliere regionale sardo.
Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute ed ex presidente della Regione Basilicata.
Imputato nel processo “Rimborsopoli” che ha coinvolto oltre 40 consiglieri uscenti della Regione Basilicata.
Luisa Bossa, deputata.
Indagata per corruzione nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti di Ercolano, dove è stata sindaco per dieci anni.
Matteo Richetti, deputato.
Indagato per peculato nel processo sui rimborsi spese in Emilia-Romagna. Ha chiesto il rito abbreviato.
Daniela Valentini, senatrice.
Indagata nell’inchiesta che coinvolge ex consiglieri della Regione Lazio riguardo la gestione dei fondi dei gruppi.
Francesco Scalia, senatore.
Nella stessa inchiesta della Valentini sui fondi regionali, compare il nome dell’ex presidente della Provincia di Frosinone.
Claudio Moscardelli, senatore.
Spese pazze in Regione Lazio, indagato il politico di Latina. L’inchiesta di Rieti è passata per competenza a Roma.
Carlo Lucherini, senatore.
Nel fascicolo sulle spese pazze in Regione, adesso nelle mani dei pm di Roma, c’è anche il politico di Monterotondo.
Marco Di Stefano, deputato.
Indagato per corruzione nell’inchiesta su una presunta tangente da 1,8 milioni. Coinvolto pure nelle spese pazze laziali.
Francesco Sanna, deputato.
Coinvolto nell’inchiesta sui rimborsi pubblici ai gruppi durante la scorsa legislatura regionale sarda.
Giuseppe Luigi Cucca, senatore.
Capogruppo PD in Giunta per le autorizzazioni a procedere, è indagato per peculato.
Paolo Fadda, deputato.
L’ex sottosegretario del governo Letta è indagato nell’inchiesta sui rimborsi  dei consiglieri regionali sardi.
Francantonio Genovese, deputato.
Dopo un periodo in carcere, è da poco ai domiciliari. È accusato di associazione a delinquere, truffa e frode fiscale.
Maria Tindara Gullo, deputato.
A processo per falso ideologico nell’inchiesta messinese “Fake”. Vicina a Genovese, cercò di salvarlo dagli arresti.
Claudio Broglia, senatore.
È accusato di non aver denunciato truffe di famiglie che hanno ricevuto illegittimamente contributi per il sisma del 2012.
Nicodemo Oliverio, deputato.
Imputato per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale aggravata nell’ambito della gestione fondi della disciolta DC.
Andrea Rigoni, deputato.
Condannato in primo grado a 8 mesi e poi prescritto in appello per lavori abusivi nella sua villa.
Salvatore Margiotta, deputato.
Condannato in appello a 18 mesi per turbativa d’asta e corruzione: appalto per la costruzione del Centro Oli della Total.
Paola Bragantini, deputata.
Indagata per truffa aggravata per i gettoni percepiti per le “giunte fantasma” della Circoscrizione 5 di Torino.
Bruno Astorre, senatore.
Coinvolto, con l’accusa di peculato, nell’inchiesta sui rimborsi spese della Regione Lazio.
Demetrio Battaglia, deputato.
Coinvolto nell’inchiesta sui rimborsi pubblici relativa alla scorsa consiliatura nella Regione Calabria.
Bruno Censore, deputato.
Indagato per peculato in concorso con il suo ex capogruppo in Calabria. Gli hanno sequestrato 10.000 euro.
Ferdinando Aiello, deputato.
Eletto con Sel e poi passato al PD, è indagato per peculato nell’inchiesta sui rimborsi calabresi “erga omnes”.

Guidano la classifica fenomeni come Fracantonio Genovese (associazione a delinquere, peculato e truffa aggravata) e l’incredibile caso di Marco Di Stefano. Ma in percentuale, il record spetta sicuramente ai fondamentali alleati di governo: il Nuovo Centro-Destra di Angelino Alfano (un partito con “più guai giudiziari che voti”), che con il suo 35% di inquisiti (e quasi altrettante negazioni a procedere grazie al soccorso rosso dei compari del PD) detiene il primato assoluto, tra galantuomini quali Antonio Azzolini, Giovanni Bilardi, Roberto Formigoni, Antonio Angelucci… Per un elenco (in)completo, potete cliccare QUI e anche QUI, con una campionatura da guinness dei primati, o galleria degli orrori. Fate voi

verdini

Poi ci sarebbero pure gli amichetti frammassoni, guidati dal mitologico Denis Verdini (corruzione, associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e finanziamento illecito, truffa ai danni dello Stato), nonché il Lucio Baranisempiterno Lucio Barani (corruzione, peculato, finanziamento illecito, abuso d’ufficio, disastro e omicidio colposo plurimo). Sono questi i principali puntelli esterni del fantomatico “governo del cambiamento”, che si regge sui voti di fiducia di simili personaggi da horror, nonché i padri costituenti (!!) della nuova Carta (da culo?!) boschiana, ai tempi flessibili della Rottamazione a targhe alterne… 
RottamazioneOvviamente c’è poi l’inesauribile pletora di amministratori locali e consiglieri regionali (quelli che dovrebbero eleggere il nuovo senato riformato), ma in questo caso la lista rischia di essere potenzialmente infinita…
Antonio BonafedeQualora volesse, Matteo Renzi, invece di sparare minchiate a raffica nei suoi tweet, ad eterna memoria di una cialtroneria che non avrebbe bisogno di così ripetute conferme, potrebbe spulciare gli elenchi che con dovizia di particolari circolano copiosi in ‘rete’… L’inchiattonito bulletto di Pontassieve, che ora ha scoperto la gelatina come un quindicenne e gira coi capelli impomatati come un guappo alla festa del rione, scoprirebbe un intero sottobosco malavitoso cooptato al governo del Paese, se non fosse troppo impegnato a rimirarsi nell’obiettivo e cercare l’inquadratura giusta per i suoi Cinegiornali Luce

Culo che non vide mai pantalone si fece per cent'anni meraviglia“Culo che non vide mai pantalone si fece per cent’anni meraviglia”

Al di là dei moralismi d’accatto, la corruzione è una componente fisiologica di qualsiasi civiltà mediamente complessa, purché costituisca una deplorevole eccezione e non la regola che condiziona un intero sistema. Peccato che nell’attuale maggioranza di governo sembri essere diventata il minimo comune denominatore al massimo ribasso, per garantire la sopravvivenza di un esecutivo che diversamente non avrebbe nulla da spartire all’infuori degli appalti e delle poltrone che tengono insieme le composite cosche confluite alla generosa greppia di governo, in quella che assomiglia sempre più ad una grande associazione a delinquere, per una giustizia fondata sulla prescrizione per presunzione di impunità.
Fintanto che le inchieste della magistratura potevano tornare utili agli ipocriti cacicchi di un centrosinistra all’opposizione, nella lotta politica per l’investitura al governo, allora la strumentalizzazione interessata delle indagini e la divulgazione delle intercettazioni andavano benissimo.
Ora invece che il partito sedicente “democratico”, passato dalla scalata al cielo a quella assai più accessibile alle poltrone, ha incistato il suo nuovo politburo di innesti neo-dorotei sulla seggiola giusta, ma quanto mai scricchiolante sulle gambe sghembe di un equilibrio sempre più precario, la magistratura non è più un “potere sovrano” ma un problema. O per meglio dire, costituisce una fastidiosa congrega di rompicoglioni con troppe ferie retribuite. A questo si riducono i problemi della giustizia italiana nella “grande narrazione” renziana. Insomma, è gente che disturba gli affari privati (ma in conto pubblico: la chiamano “ripresa”) degli amici; ovvero si tratta di fannulloni (altrimenti arriverebbero a sentenza), da ricondurre a cuccia sotto la cappella di un governo che mal sopporta le regole, a corto com’è di legittimazioni che non scaturiscano dalla luce riflessa dell’aspirante e ben pasciuto principino, il quale può così parlare senza pudore alcuno di “barbarie giustizialista”, in perfetta osmosi coi suoi predecessori, rivendicando il primato ritrovato di una politica non più “subalterna” alla magistratura. A certificare la trasparenza delle scelte, basta infatti il bollino di garanzia apposto dal Cantone nazionale: la foglia di fico messa a coprire le vergogne del partito bestemmia.
Renzi e CantoneÈ il nuovo corso del PD, o come si fa chiamare questo comitato d’affari raccolto attorno alla corte di un cafone di provincia, ripulito per la bisogna e già prossimo alla scadenza, per raggiunti limiti di schifo e di usura precoce su consunzione della materia di infimo livello.

Hit Parade del mese:

01 - Coglione del mese01. LA MORTE TI FA BELLO

[14 Apr.] «Cosa c’è di più bello al mondo che il giorno del tuo funerale, mentre esce dalla chiesa il tuo corpo, una folla di cittadini inizia a cantare ‘onestà, onestà’?»
 (Alessandro Di Battista, the walking dead)

etruria02. POTERE DEBOLE

[02 Apr.] «Ci attaccano i poteri proprio perché non siamo schiavi dei poteri forti»
 (Maria Elena Boschi, la Padrona)

Giampaolo Galli03. ITALIA BENE COMUNE
LO CHIAMAVANO “CENTROSINISTRA” (I)

[15 Apr.] «Come possiamo farci rispettare nel mondo se rinunciamo alla nostra piccola riserva strategica di gas? Asteniamoci per Regeni e per i Marò»
 (Giampaolo Galli, flatulenza piddina)

Cristina Bargero04. ITALIA BENE COMUNE
LO CHIAMAVANO “CENTROSINISTRA” (II)

[22 Apr.] «L’acqua pubblica che arriva nelle nostre case non può essere considerata un bene pubblico»
 (Cristina Bargero, piddina acquatica)

Gianna Sigona05. IL 25 APRILE A 5 STELLE

[25 Apr.] «Noi eravamo fascisti, poi siamo rimasti fascisti e saremo sempre fascisti»
 (Gianna Sigona, consigliera 5 stelle a Ragusa)

Chimienti06. VIVA IL DUCE CHE CI CONDUCE

[08 Apr.] «Grazie Beppe, di aver urlato così forte perché, se non lo avessi fatto, non mi sarei mai svegliata. Grazie Beppe, perché ogni volta che hai urlato, io ho potuto tacere e, nel silenzio, riflettere su quello che accadeva intorno a me. Grazie Beppe, perché il tuo urlo è stato il mio sfogo e io, oggi, posso riprendermi, pacificamente, il mio futuro.»
 (Silvia Chimienti, zerbino a 5 stelle)

bonzo07. BOLLENTI SPIRITI

[06 Apr.] «Se a Roma la Raggi non vince, mi do fuoco in piazza.»
 (Beppe Grillo, il Bonzo)

grillo08. LA PENNA CHE UCCIDE

[27 Apr.] «Casaleggio è morto a causa degli articoli dei giornalisti che poi aveva querelato»
 (Beppe Grillo, il culo parlante)

parabola09. PARABOLE WI-FI

[23 Apr.] «Care ragazze e cari ragazzi, ricordate che se nella vostra vita non c’è Gesù, è come se non ci fosse campo per il cellulare!»
 (Francesco Bergoglio, il papa teenager)

Razzi10. COLONIE FELINE

[11 Apr.] «Uno dei punti principali del mio programma da sindaco di Roma è liberare la città dai ratti che ormai l’hanno praticamente invasa. Ho già preso contatti per far arrivare a Roma qualcosa come 500mila gatti asiatici»
 (Antonio Razzi, il Gattaro coreano)

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La matematica è un opinione

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Il Bluff Trascorsa via anche la Festa dei Lavoratori, langue il lavoro (poco, pessimo, precario, e mal pagato). In compenso, continua la moltiplicazione dei pani e dei pesci alle nozze di Giobatta; diamo un po’ di numeri (occhio alle estrazioni del 16 Febbraio!)…
A cura dell’Ufficio Propaganda e Disinformazione di Palazzo Chigi, con la partecipazione straordinaria dell’ISTAT (IStituto TArarocchi e Trucchi), continua l’incredibile ripresa (per il culo):

Prossemica renziana“Effetto #Jobsact: in un anno +325mila posti di lavoro”
(30/09/15)

Renzi er cazzaro“Nel 2015 sono cresciute di 469mila unità le assunzioni stabili”
(11/11/15)

Le smorfie del cazzaroOltre mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015. Inps dimostra assurdità polemiche su Jobsact”
(19/01/16)

Matteo Renzi“Effetto jobs act, 380.000 posti di lavoro in più nel 2015”
(16/02/16)

Super Cazzaro“Ci sono oltre 750 mila posti di lavoro in più a tempo indeterminato”
(16/02/16)

03/12/2014 Roma, trasmissione televisiva Bersaglio Mobile. Nella foto Enrico Mentana e Matteo Renzi che fa la linguaccia

“Nel 2015 grazie al JobsAct ci sono stati 764.000 contratti a tempo indeterminato in più”
(16/02/16)

Il Super CazzaroOltre un milione di assunzioni nei primi undici mesi del 2015, 889mila delle quali nuove”
(19/02/16)

Il Super Cazzaro (1)“Con il Jobs Act 764mila nuovi posti di lavoro”
(27/02/16)

MATTEO RENZI“Più 913.000 contratti a tempo indeterminato. Sono contratti, non posti di lavoro. Ma sono contratti firmati ufficialmente, quasi un milione, a tempo indeterminato. Un risultato strepitoso.”
(19/03/16)

Il Super Cazzaro (3)“Grazie al Jobs Act ci sono 398mila posti di lavoro in più”
(01/05/16)

Ah Cazzaro!!!

Premesso che a fattori diversi il prodotto cambia eccome, date le variabili stocastiche di un fenomeno tutto aleatorio… ma ‘sti nuovi “occupati” quanti cazzo sono?!?

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LO SPOSO TURCO

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turchia-erdogan-

Modifica unilaterale della Costituzione, stravolgimento delle regole parlamentari, concentrazione abnorme dei poteri istituzionali, nepotismo esteso oltre ogni familismo amorale, asservimento dei media e bavaglio alla libera stampa… No, non è l’Italietta bonapartista di Renzimandias, ma la Turchia del sultano Erdogan: il nuovo amichetto di fräulein Merkel, auto-assunta ad arcigna governante di un’Europa ridotta a dépendance tedesca, ed ora tutta preoccupata su come puntellare i sacri confini germanici salvaguardandoli dalla pressione migratoria, senza però pregiudicare il transito delle merci in uscita a tutela delle proprie esportazioni.
Per questo c’è bisogno di Recep Tayyip Erdogan: l’inquietante padiscià imbucato a Berlino, che tanto ama giocare all’impero ottomano, credendosi evidentemente l’incarnazione in formato tascabile di Solimano redivivo. Uno che nel suo tetro palazzo presidenziale di Ankara, agli incontri ufficiali, si presenta così…
Recep Tayyip Erdogan nel palazzo presidenziale di AnkaraIl fatto che un simile dittatore da operetta venga fatto imboccare a forza in quel circolo degli orrori a cui sempre più assomiglia la UE, e dalla quale oramai troppi scalpitano per uscire, costituirà per i secoli a venire il marchio d’infamia di un continente sempre più allo sbando, nella drammatica assenza di una qualunque classe dirigente.
L’adesione di Istanbul a questo club dei suicidi impiccati al rigore contabile era in cantiere da tempo… Ce lo chiede Washington che ha bisogno della base aerea di Incirlik (a be’ allora..) e naturalmente il “Mercato”.
spiegel Da qui, e dalle esigenze di politica interna per un’Angelona prossima alla frutta, scaturisce la sottoscrizione di un accordo vergognoso con la Turchia di Erdogan, che non ferma i flussi migratori, ma semplicemente li storna verso le coste italiane del Mediterraneo. E giacché non sarebbe vantaggioso provocare il collasso della Grecia, fintanto il governo ellenico non avrà saldato gli interessi a strozzo sul debito, chiude provvisoriamente la tratta balcanica nonostante questa possa essere riaperta in ogni momento, secondo i capricci e soprattutto i ricatti dell’ingombrante “alleato” turco.
Erdogan e i giannizzeriPer ogni “migrante” rimpatriato, i cittadini europei se ne prenderanno subito a carico un altro, per un saldo zero sui rimpatri e un aggravio progressivo sui bilanci pubblici che in qualche modo dovranno essere finanziati. Vengono sbloccati i visti per la libera circolazione di tutti i cittadini turchi (solo 75 milioni) all’interno della UE, per un’altra massiccia immissione di imprescindibili “risorse” da ricollocare in qualche modo, che si andranno ad aggiungere agli altri milioni di disperati proveniente da ogni bidonville del pianeta: i “doni” (assolutamente non richiesti) come ama chiamarli il Gran Muftì di Roma, al secolo “papa Bergoglio”.

Turkey Pope

Sarebbe il sommo pontefice di romana chiesa (santa?), che di tutto sembra occuparsi eccetto di ‘cristiani’, mentre sollecita il ritorno ad uno “spirito umanistico” dell’Europa (Dio non voglia!) che a suo tempo tanti bei papi ci ha dato come quell’Enea Silvio Piccolomini fissato con le crociate contro i turchi.
soldatini turchiPer intenderci, Angelona era quella che soltanto otto mesi fa era pronta ad accogliere mezzo milione di “profughi” all’anno o anche più, in un flusso ininterrotto per i prossimi lustri a venire; salvo poi fare precipitosamente marcia indietro quando questi “doni” della globalizzazione hanno cominciato a reclamare il loro diritto di preda nella notte brava di capodanno, con lo stalking di massa contro le ‘femmine’ degli infedeli, per una riedizione ‘goliardica’ delle vecchie marocchinate (troppo politicamente scorrette per essere ricordate).
A suo tempo, sulla questione considerata nella sua dimensione generale [QUI] eravamo stati fin troppo facili profeti:

“…c’è da chiedersi, quando tra qualche settimana sarà nuovamente mutata la percezione mediatica, quanti di quei tedeschi ed austriaci che ora corrono ad accogliere festanti l’arrivo dei migranti alle loro frontiere orientali risponderanno con lo stesso entusiasmo, non appena si renderanno conto che l’ondata non si esaurirà in poche decine di migliaia di profughi. Soprattutto, sarà interessante confrontarne le reazioni quando prenderanno atto che l’intera operazione non è a costo zero, specialmente nel momento in cui verranno contabilizzati gli oneri che una simile ‘riallocazione’ su vasta scala comporta; nonché l’impatto che questa avrà sui sistemi di welfare e di pubblica assistenza, con la distribuzione delle risorse interne e le priorità di spesa ad essa connessa. Perché è evidente che gli stati europei, nella loro apparente opulenza, hanno pur sempre un limite fisiologico…”

  (06/09/2015)

Per il ricostituito Reich germanico senza le panzer-divisionen, i vantaggi del matrimonio combinato con l’imbarazzante sposo turco sono pochini e tutti di breve periodo. Per il resto d’Europa, che supinamente ha subito il trattato su imposizione tedesca, non andando oltre qualche mugugno, i benefici assommano a zero con costi alla lunga insostenibili.
FESTA IN MASCHERA  In compenso, vengono assecondate le velleità neo-ottomane della Turchia di Erdogan e tutte le sue destabilizzanti ambiguità nello scacchiere mediorientale, sollevando una cortina di silenzio sulle continue violazioni dei diritti civili con cui un regime sempre più autoritario reprime con durezza il dissenso interno.
rte-hitlerFortunatamente, da noi non vengono (ancora) ammazzati i giornalisti o prese d’assalto dalla polizia le sedi dei giornali. Al massimo, si mettono sotto processo i comici per delitto di lesa maestà delle loro sacralità imperiali, tanto per compiacere il permaloso dittatorello di turno…
MERKEL-ERDOGANAl contempo, si tace interamente sul terrorismo di Stato (che in Turchia sembra essere pratica ordinaria ed elettoralmente vincente), sugli omicidi politici, nonché sulla repressione delle minoranze (non solo curde) e sul ruolo fondamentale che il governo turco ha giocato nel creare e foraggiare le bande di psicopatici in ciabatte che imperversano in Siria.
is-e-soldati-turchi Fu così che l’islamofascismo del sultano di Ankara diventò improvvisamente presentabile e congruo agli standard europei; così inflessibili sui conti, ma sempre molto elastici quando investono la sfera dei diritti e le tutele della cittadinanza. Per questo, nella nuova Turchia erdoganizzata, ridotta ad una satrapia personale a feudalizzazione familiare, non si può assolutamente parlare di sterminio degli armeni: è un delitto di stato (usare la parola “genocidio”, mica il delitto!). In compenso si può tranquillamente concionare di “razza turanide”, di genetica e “panturanesimo” delle stirpi uralo-altaiche. Se riguardasse noi “occidentali” bianchi e cattivi, si parlerebbe apertamente di razzismo… Ma in questo caso si tratta di una diversa sensibilità culturale nella ‘relativizzazione’ dei costumi locali. A parti inverse, immaginatevi soltanto un presidente tedesco che oggi si mettesse a parlare di “razza ariana”, negando la shoah degli ebrei.
Per contro, la Turchia è da sempre parte integrante della storia europea…
Vienna 1683Dalla conquista di Costantinopoli nel 1453 all’ultimo assedio di Vienna nel 1683, non si contano i suoi contributi alla pace ed alla stabilità dell’Europa, lasciando un indelebile ricordo in quei popoli balcanici che hanno avuto la mirabile fortuna di essere amministrati da così illuminato dominatore come certamente fu l’Impero ottomano. È il motivo per cui le popolazioni dell’Europa orientale guardano alle fiumane umane di immigrati, aspiranti profughi, con la stessa apprensione e timori che i loro antenati della Moesia e dell’Illyricum devono aver provato all’arrivo dei Goti nella regione balcanica, nonostante l’ammorbante vulgata pietista che ad ogni ora del giorno e della notte trabocca dai nostri Cinegiornali Luce, tanto per cercare di ammorbidire la gigantesca supposta in arrivo, finendo invece per provocare l’effetto opposto con l’inevitabile crisi di rigetto che di solito ne consegue.

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ONESTI IMBECILLI

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Di MaioÈ più dannoso un fanatico o un imbecille? E cosa succede quando l’imbecillità incontra il fanatismo, stabilendo un connubio perfetto dove uno vota per l’altra e viceversa, nell’indistinguibile alternarsi dei due elementi che caratterizzano l’idiota in politica al massimo della sua espressività?!?

«Un’altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta che si fa della “onestà” nella vita politica.
Il Trio MonnezzaL’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Entrerebbero in quel consesso chimici, fisici, poeti, matematici, medici, padri di famiglia, e via dicendo, che avrebbero tutti per fondamentali requisiti la bontà delle intenzioni e il personale disinteresse, e, insieme con ciò, la conoscenza e l’abilità in qualche ramo dell’attività umana, che non sia peraltro la politica propriamente detta: questa invece dovrebbe, nel suo senso buono, essere la risultante di un incrocio tra l’onestà e la competenza, come si dice, tecnica.
Quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più, qualche volta, episodicamente, ha per breve tempo fatto salire al potere in quissimile di quelle elette compagnie, o ha messo a capo degli Stati uomini e da tutti amati e venerati per la loro probità e candidezza e ingegno scientifico e dottrina; ma subito poi li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine.
pizza5stelleE’ strano (cioè, non è strano, quando si tengano presenti le spiegazioni psicologiche offerte di sopra) che laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a una operazione chirurgica, chiede un onest’uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurgi, onesti o disonesti che siano, purché abili in medicina e chirurgia, forniti di occhio clinico e di abilità operatorie, nelle cose della politica si chiedano, invece, non uomini politici, ma onest’uomini, forniti tutt’al più di attitudini d’altra natura.
“Ma che cosa è, dunque, l’onestà politica” – si domanderà. L’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e di chirurgo, che non rovina e assassina la gente con la propria insipienza condita di buone intenzioni e di svariate e teoriche conoscenze.
Bruno Flavio Martingano, consigliere comunale di Quartacciu, MoVimento 5 Stelle[…] “E se, nonostante l’impulso del suo genio, nonostante l’amore per la propria arte, soggiacerà ai suoi cattivi istinti e farà cattiva politica?”.
Allora, il presente discorso è finito, perché siamo rientrati nel caso in cui la disonestà coincide con la cattiva politica, con l’incapacità politica, da qualunque lontano motivo sia prodotta, virtuoso o vizioso, e in qualunque forma si presenti, cioè come incapacità abitudinaria e connaturata, o incapacità intermittente e accidentale. Può, altresì, il poeta geniale, talvolta, per compiacenza o a prezzo, comporre versi senza ispirazione e adulatori; senonché, in quel caso non è più poeta

Benedetto CroceBenedetto Croce
“Etica e Politica”
(1931)

 Immaginatevi dunque quando degli inconfondibili imbecilli, forse onesti (ma nemmeno troppo), sicuramente incompetenti, e altrettanto presuntuosi, si convincono di poter amministrare quella stessa “cosa pubblica” della quale nulla conoscono, ricevendo le istruzioni per l’uso tramite le e_mail anonime di un gruppo di mitomani che si fa chiamare “lo Staff”.

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THE INCIUCIAN CANDIDATE

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Renzi - cesarismo

“Io adoro la politica, ma in Italia ci sono troppi politici. Volete continuare come è adesso o portare l’Italia nel futuro?”
Matteo Renzi
(21/05/2016)

Già, perché mai prendersi il disturbo di farsi legittimare in ordinarie elezioni democratiche?!? E magari incorrere pure nel seccante inconveniente di non essere votati, dopo tutta la fatica che si è fatta per accreditarsi a colpi di marchette presso un elettorato sempre più insofferente a questi venditori di fuffa riciclata? Perché rischiare, quando ci si può far comodamente nominare senza dover passare per l’incognita elettorale, tramite un (a)normale avvicendamento dei poteri nei concili ristretti di palazzo, su indicazione della loggia di riferimento e la messa a fatto compiuto del Parlamento?!?
Ce lo chiede il Mercato, l’Europa… e soprattutto JP Morgan!
Edoardo Baraldi E peccato solo per il fatto che il “futuro”, su cui si specula e si abusa, assomigli tanto al trapassato remoto di un’epoca di ritorno, dove la ‘politica’ era prerogativa esclusiva dell’uomo solo al comando, che ovviamente nella sua splendida solitudine decideva in fretta, senza tutti quegli intoppi e quelle inutili pastoie parlamentari che rendono così obsoleta la democrazia come oggi la conosciamo. Infatti è molto meglio questa sua degenerazione verticistico-aziendalista su impianto cesaristico, che supera l’obsoleta separazione dei poteri di ottocentesca memoria e restringe le opzioni di scelta alle virtù taumaturgiche dei conducător da operetta, che con sempre maggior frequenza calcano ormai la scena dei teatrini nazionali, attorniati da una corte plaudente di nominati su cooptazione. Perché dunque avere così tanti ‘politici’, quando ne basta uno solo che decide per tutti, mentre gli altri eseguono?

Se le riforme non passano sarà il paradiso terrestre degli inciuci. Il Paese va nell’ingovernabilità. Ci sarà un sistema per cui nessuno avrà la maggioranza, per cui il potere passa nelle mani degli inciucisti. Io ne sono la dimostrazione. Io sono diventato presidente del Consiglio sulla base di un accordo parlamentare. Se non c’è una maggioranza, ci vuole per forza l’accordo in Parlamento.”
  Matteo Renzi
  (21/05/2016)

Sorvoliamo per carità di patria sul trascurabile particolare, che l’accordo sul quale si regge l’attuale maggioranza di governo non è mai passato per le pubbliche aule del Parlamento, ma è stato sancito nelle segrete stanze del Nazareno (da lì l’omonimo “patto”) da due privati cittadini all’ombra di Confindustria, tramite un intrigo di palazzo, col beneplacito e dietro le pressioni di un novantenne Re Giorgio: l’arzillo Hindenburg de noantri che aveva velocemente scaricato il ferale Robo-Monti e l’altrettanto fallimentare Letta-nipote, dopo aver promosso la nefasta (e fugace) ascesa di entrambi.
letta-napolitano-royal-baby - Mauro BianiParliamo
di quel Presidente della Repubblica, quantomeno chiacchierato e prossimo alle dimissioni anticipate, che con un atto senza precedenti nella storia democratica del Paese si è pervicacemente rifiutato di conferire il naturale mandato esplorativo presso le Camere a chi le elezioni le aveva comunque vinte (anche se di poco). Sapete com’è?!? I ‘mercati’ non avrebbero capito…
Renzi Silvio e Napo - Edoardo BaraldiSul perché invece il sedicente ‘cambiamento’ dovrebbe essere rappresentato da questa obesa incarnazione vivente dell’inciucio istituzionalizzato, resta invece una di quelle contraddizioni alle quali il renzismo pure ci ha abituato nella sua bulimica occupazione del potere, su incistazione lobbistica di quei comitati d’affari che hanno tenuto a battesimo l’immondo governo delle Laide Intese, a prova di qualunque legittimazione che non siano gli interessi dei suoi finanziatori. È il nuovo che avanza, nella più spregiudicata operazione di riciclaggio politico mai azzardata prima, essendo stata smarrita nel frattempo ogni forma minima di decenza istituzionale, a corto di legittima rappresentanza.
Nella miserevole “narrazione” imbastita dagli spin-doctor del pingue bulletto di Pontassieve alla disperata ricerca di un “nemico” credibile (a meno che non si voglia davvero definire tale la patetica concentrazione di soprammobili di pezza che ammuffisce inerte sugli scaffali della “ditta”), contro cui concentrare le sue contrapposizioni in assenza di argomenti credibili, gli ideali (non avendone nessuno al di là della conquista del potere per il potere) lasciano spazio al minimalismo estremo dei format propagandistici quali esclusiva forma di comunicazione mediatica.
Valeria Valente aspirante sindaco di NapoliBasta gettare uno sguardo smaliziato alla pirotecnica scelta dei candidati del riformato partito bestemmia, per capirne la mutazione scenica ancor prima che genetica…

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Devono essere ‘giovani’, ‘donne’, preferibilmente (ma non necessariamente) ‘graziose’: di quella bellezza scialba e anonima, quanto basta a non orripilare l’elettorato maschile e al contempo non suscitare le gelosie di quello femminile. Non è “sessismo”, ma una constatazione di fatto. Altrimenti non si spiegherebbero i pirotecnici balli delle pupazze alla sagra renziana della rottamazione (s’è visto poi quali erano le sue vere finalità), che non provano vergogna alcuna ad accompagnarsi giulive a simili figuri, in un tripudio trasformista che ha fatto dell’indecenza il suo sigillo di riconoscimento…
Valente e VerdiniIn quanto alle strombazzate “riforme”, nel concreto ci si riferisce a quell’osceno stupro costituzionale concepito dall’accoppiata Boschi-Verdini, tra i lisi grembiulini delle logge toscane di riferimento, per vestire con un abito cucito su misura l’aspirante Re Nudo di Pontassieve, nello strabordante appagamento dei suoi appetiti di potere.
Opportunamente gratificato con la partecipazione all’esecutivo, nel puntellamento di una maggioranza ballerina che si regge sullo scambio clientelare di voti in compartecipazione, l’amicone Denis Verdini con la sua banda di cosentiniani all’arrembaggio è così diventato il pilone portante del cosiddetto “governo del cambiamento”, al quale l’appoggio è più consistente proprio là dove più golosa è la greppia (tipo i fondi per la bonifica di Bagnoli). E per questo gli si lascia riscrivere la nuova Costituzione, scaturita da accordi inconfessabili di cordata. Definito una schifezza all’unanimità, anche dai suoi stessi promotori, il pacco costituzionale, frettolosamente confezionato negli studi legali di Nostra Madonna dei Boschi, con l’imprescindibile contributo di noti pregiudicati dalla rappresentatività numerica di un prefisso telefonico presso il corpo elettorale del paese, è stato fatto passare d’imperio dai disciplinatissimi manipoli di governo, in un’aula semivuota e ancor meglio riunita in notturna con l’assenza delle opposizioni che ne hanno disertato l’approvazione. Perché la riforma non sarà perfetta (dicono i suoi ostensori), ma piuttosto che niente… meglio lo schifo!
Siamo così passati dai padri ai papi costituenti con madrine al seguito, da Piero Calamandrei a Denis Verdini, dalla Carta Costituzionale al Rotolone della Reginetta giuliva di Banca Etruria…
La Costituzione Boschi-VerdiniGiudicate voi la durata e la consistenza e soprattutto l’uso che se ne potrà fare di un simile foglio, che la White Now Girl va promuovendo nei suoi tour propagandistici sulle reti unificate della nuova RAI opportunamente epurata dalle presenze sgradite e finalmente allineata al nuovo corso di resistibili ascessi…
La cavallaSarà per questo che agli spazi aperti delle vecchie “piazze” (l’antica agorà del confronto democratico) i nuovi alfieri della democrazia renziana preferiscono le sale anguste dei teatri (quando si dice teatrino della politica..!), tra le platee ossequienti di claque osannanti; al sicuro nei luoghi chiusi di un’esibizione concordata a prova di domande indiscrete, tra il pubblico appositamente selezionato. E anche questo è lo specchio dei tempi.

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(87) Cazzata o Stronzata?

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Classifica MAGGIO 2016”

crowds-are-stupid1Con l’approssimarsi delle elezioni amministrative, a chiusura della (in)degna tornata elettorale, si intensificano le dichiarazioni degli aspiranti sindaci, per una singolare gara di castronerie assortite dove sembra distinguersi una (dimenticabilissima) produzione a 5 stelle, senza nulla voler togliere alla combattiva concorrenza, nell’assoluta predominanza dei “cazzari”: la variegata genia di cacciaballe e cialtroni assortiti, assolutamente trasversali nella fluidità della loro collocazione politica. Un tempo concentrati soprattutto nei bar-sport quale intrattenimento macchiettistico per gli altri citrulli di contorno, considerati un fenomeno ornamentale delle osterie, dilagati successivamente nelle palestre dove hanno proliferato in fretta reclutando nuovi adepti, sono oramai assurti a simbolo prevalente del tempo presente… A tal punto da trovare nell’attività squisitamente politica dell’anti-politica come professione, la loro missione ideale e la propria dimensione ottimale, per l’esplicazione appieno di un genio altrimenti incompreso. Perché peggio di un cazzaro, c’è solo un cazzaro “impegnato”…

  Hit Parade del mese:

01 - Coglione del mese01. GRULLI SENZA FRONTIERE

[15 Mag.] «È straordinario che un bangladesciano [in realtà è anglo-pakistano, n.d.r.] sia stato eletto sindaco di Londra. Voglio poi vedere quando si farà saltare in aria a Westminster.»
(Beppe Grillo, il Razzista a cinque stelle)

Severino Antinori02. TERRORISMO TRANSGENICO

[17 Mag.] ««L’infermiera che mi accusa era una dell’Isis. Lei l’ha buttata su quella cosa [sequestro di persona ed espianto illegale di ovociti, n.d.r] perché l’ho scoperta. È chiaro che si tratta di un evidente complotto. Mi ha calunniato, organizzata dal mondo arabo. L’infermiera non è spagnola, viene da Marrakech. Ha ordito una specie di complotto, a dimostrare che queste tecniche sono vergognose, falsando la verità.»
(Severino Antinori, l’allegro chirurgo)

raggi03. FARSA A 5 STELLE – Elezioni Romane (I)
LOTTA AL TRAFFICO

[05 Mag.] «Un sistema di funivia permetterebbe di trasportare i cittadini senza impattare sul traffico esistente… sì sì, una funivia, quindi i cavi, le cabine, i funi.»
(Virginia Raggi, la Funambola)

raggi 204. FARSA A 5 STELLE – Elezioni Romane (II)
PANNOLINI ECOLOGICI

[23 Mag.] «Il nostro programma prevede la promozione dei pannolini lavabili e la creazione di cooperative di quartiere per il lavaggio di pannolini con sistemi di igienizzazione. In questo modo si creeranno anche posti di lavoro»
  (Virginia Raggi, la Centrifuga)

Il ditino mettitelo ar culo05. FARSA A 5 STELLE – Elezioni Romane (III)
ROTAZIONI

[29 Mag.] «A Roma passeremo da 12 a 9 assessorati e avremo la novità degli assessorati a tempo determinato. Se non ci riesci finisce lì il tempo. Facciamo un jobs act alla politica. Ci sarà un assessorato alla città semplice o un assessorato alla persona con al centro la persona.»
(Luigi Di Maio, cazzaro a tempo indeterminato)

marchini06. MIRACOLI

[04 Mag.] «Anni fa mio figlio ha avuto un brutto incidente ed è caduto in coma. Ho fatto uno studio approfondito, ed il medico mi disse: guardi che se suo figlio si è ripreso è solo perché non si è mai fatto delle canne.»
(Alfio Marchini, il Beautiful della politica)

franceschini07. CRIMEN MAIESTATIS

[29 Mag.] «Votare No al referendum è un vero atto contro il Paese.»
(Dario Franceschini, il Reggimoccolo)

Enrico Rossi08. IN TOSCANA ABBIAMO UN PROBLEMA…

[13 Mag.] «Il mio treno socialista ridistribuirebbe i posti sui vagoni per fare stare tutti meglio»
(Enrico Rossi, l’aspirante anti-Renzi)

Carlo Sibilia09. DIAMO I NUMERI

[18 Mag.] «Corruzione e criminalità costano al paese 150 miliardi l’anno»
(Carlo Sibilia, il Contabile)

Berlusconi10. STATISTI DI UN TEMPO DEMENTE

[26 Mag.] «Dottore, con la sua esperienza, lei sa che differenza c’è tra una supposta e un carciofo? Be’ provi a mettersi un carciofo nel culo e vedrà che capisce subito»
(Silvio Berlusconi, il Barzellettiere)

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L’Essenza del Capitalismo

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akane_x_shit_by_tesuke

Ci sono discorsi che nella banalità della loro eloquenza valgono più di mille presentazioni, tanto sono rivelatori nel definire la dimensione dell’uomo (de merda?) al culmine della sua presunzione di onnipotenza…

Shit  «Per cambiare un’organizzazione ci vuole un gruppo sufficiente di persone convinte di questo cambiamento, non è necessario sia la maggioranza, basta un manipolo di cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare e bisogna distruggere fisicamente questi centri di potere. Per farlo, ci vogliono i cambiatori che vanno infilati lì dentro, dando ad essi una visibilità sproporzionata rispetto al loro status aziendale, creando quindi malessere all’interno dell’organizzazione dei gangli che si vuole distruggere. Appena questo malessere diventa sufficientemente manifesto, si colpiscono le persone opposte al cambiamento, e la cosa va fatta nella maniera più plateale e manifesta possibile, sicché da ispirare paura o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va fatta in fretta, con decisione e senza nessuna requie, e dopo pochi mesi l’organizzazione capisce perché alla gente non piace soffrire. Quando capiscono che la strada è un’altra, tutto sommato si convincono miracolosamente e vanno tutti lì. È facile!»

Francesco StaraceFrancesco Starace
(14/05/2016)

  Sono le illuminanti parole dell’ing. Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale dell’ENEL, con le quali il super-top-manager dal super stipendio pubblico (4,2 milioni di euro all’anno, benefit inclusi) ha pensato bene di condire il piatto forte della sua lectio magistralis tenuta dinanzi alle matricole della Luiss Business School, l’ateneo privato di Confindustria per ricchi figli di papà in carriera. Possiamo solo immaginare l’entusiasmo con cui gli ambiziosi prepuzietti di oggi e aspiranti teste di cazzo di domani, convenuti ad apprendere i rudimenti del mestiere, devono avere accolto così preziosi consigli che sembrano desunti direttamente da un summit mafioso.
Tra i comuni mortali non avvezzi ad apprezzare simili perle di saggezza manageriale, molti hanno apertamente parlato di ‘fascismo’. E sbagliano.
Achille StaraceInnanzitutto, perché il modus operandi così efficacemente illustrato dall’ing. Starace (manco fosse Achille, nonostante la non comune minchioneria!) è prassi ordinaria del medesimo governo a prova di elezione, che tanto ne ha sponsorizzato la nomina ad amministratore delegato del colosso energetico pubblico. E mica vorremmo sostenere che l’attuale Governo Renzi ha una visione dittatoriale del potere, alla quale fa seguito la sistematica occupazione delle istituzioni e annichilimento delle voci critiche. Sia mai!
Il CazzaroEppoi perché le parole di Starace (Francesco), sono in realtà un condensato di arroganza padronale, bossing (e cioè una forma di mobbing verticale), volontà di prevaricazione, presunzione sconfinata quasi quanto l’ottusità (aspetti ricorrenti in molti ingegneri), darwinismo sociale e terrorismo psicologico, che uniti all’assoluta assenza di empatia costituiscono da sempre i tratti distintivi di quello che nell’ambito delle psicologia è generalmente conosciuto come “leader psicopatico”, mentre tra gli anonimi profani viene subito riconosciuto all’unanimità come uno stronzo matricolato al massimo della sua espressione.
Francesco Starace - ceo di EnelIl mondo è pieno di questi pomposi personaggetti dall’ego smisurato e dall’analfabetismo funzionale (altrimenti non userebbero l’assurdo termine “cambiatori”, al posto del più pertinente “innovatori”), che magari hanno sfogliato Sun Tzu e approcciano gli affari alla stregua di una guerra di annientamento, come nel caso dell’ing. Starace che con ogni evidenza si crede una specie di Napoleone del capitale e scambia le divisioni dell’Enel per quelle corazzate del generale Guderian, con una spruzzata di maoismo spiccio (colpirne uno per educarne cento) e plagi da Edward Luttwak (Strategia del colpo di stato).
Umbrella_Corp__by_densetsu2501Ed è anche uno dei motivi fondamentali per cui il mondo così come lo conosciamo assomiglia sempre più ad una enorme, fumante, tossica, merda globalizzata.

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Fedele alla linea

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Roberto Benigni

L’apologeta della Carta nata dalla Resistenza… Il cantore ufficiale della costituzione più bella del mondo declamata in versi, che come una sceneggiatura, un racconto corre articolo per articolo fino all’ultimo, il 139… Il bardo ispirato di una carta perfetta nonché capolavoro di pedagogia democratica… È l’uomo che sussurrava alla Costituzione, in un aulico susseguirsi di ispirate profusioni estatiche di un poeta rapito dall’incanto per la sua amata…

«Dietro la Carta, se si tende l’orecchio, si sente il frastuono della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c’era allora, e si capisce benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la democrazia senza violenza. Un momento di grazia.
[…] Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla. La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. Noi siamo qui riuniti – disse Calamandrei in quei giorni – per debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di infelicità. Ci rendiamo conto? In questo senso la Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi

Roberto Benigni
(02/06/2016)

Ma anche no! A maggior ragione che certi amori non durano per sempre…

Finché morte non vi separi

Perché la stessa Costituzione è ottima quando si tratta di incrementare lo share per panegirici profumatamente retribuiti per l’intrattenimento della nuova EIAR, nella più compiuta figura di successo dell’agit-prop travestito da intellettuale organico (un tempo si chiamavano così), e macinare ascolti ad uso dei gonzi che affollano i salottini progressisti della ‘sinistra’ (parola grossa!) riformista ai vernissage del politicamente corretto, ma immediatamente superabile e facilmente stravolgibile se le circostanze lo richiedono…
Perché se rientra nelle necessità de “il Partito”, allora quella che fino ad un minuto prima era decantata come la “costituzione più bella del mondo”, improvvisamente si rivela un paradiso che può facilmente diventare un inferno.
Perciò, dinanzi ad una raffazzonatissima riforma costituzionale, confezionata male e in fretta, che stravolge il testo originale senza scioglierne i nodi ed anzi peggiorandoli, in una sequela pasticciata di articoli incomprensibili per la concessione di poteri illimitati ad un premier onnipotente, il Benigni nazionalpopolare non ha dubbi:

«Se c’è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì.
Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il “sì”, con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile

culo di cavalloTra cuore e mente, il nostro aedo nazionale sembra piuttosto scegliere altro, in più bassa e periferica sede… e sforna un ragionamento dove la coerenza è davvero l’ultima delle preoccupazioni, pur di non scontentare l’amico Matteo:

«Renzi è una persona che stimo. Quando recitavo Dante a Firenze veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia. Anche perché in Toscana le case del popolo sono piene di matteorenzi che dicono che fanno tutto loro. Il personaggio è conosciuto

E quindi la Costituzione della Repubblica val bene un qualunque cialtrone di provincia, foss’anche con l’appoggio di un Denis Verdini al massimo trasformismo:

Verdini e Berlusconi«Toscano più di Renzi, toscanissimo. Me lo vedo su una piazza, nel mercato, che ti vuol vendere qualcosa e ti convince, poi torni a casa e non sai che fartene. Farebbe bene la Volpe in Pinocchio. Ma anche l’Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì. Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con Renzi

Insomma, un simpatico gaglioffo con cui fare coppia ed insieme riscrivere la costituzione nella comune spartizione del potere, attraverso la sua toscanissima occupazione. Oh che simpatia! Ma che risate, signora mia!
Non per niente,

«dopo settant’anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell’Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta»

E infatti, come se non avessimo già dato…

Riforma Costituzionale Renzi - by Edo Baraldi

A proposito di altri toscani, forse sul personaggio aveva proprio ragione un Andrea Scanzi

Scanzi vs Benigni

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SBALLOTTAGGI

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scacchiE fu così che arrivo il giorno in cui anche Matteo Renzi scoprì di stare sul cazzo ad un sacco di gente. In annoiata attesa dei Matteo Renzi - smorfieballottaggi, sarà divertente scoprire cosa diamine tirerà fuori dal suo cilindro sfondato questo televenditore di fuffa usata, per ricomprarsi i milioni di voti persi in appena due anni dalla marcia trionfale delle elezioni europee del 2014 (un’altra era geologica), vinte a colpi di marchette gonfiate con mazzette da 80 euro, peraltro richiesti indietro con gli interessi ad operazione conclusa, nella più grande compravendita elettorale della quale si abbia memoria dai tempi allegri dei vecchi ras democristiani al voto di scambio organizzato.
80 euriImpegnato com’è ad aggiungere toppe su una coperta sempre più risicata, il magnifico cazzaro fiorentino questa volta dovrà ingegnarsi parecchio, dati i tempi stringenti. È lecito immaginare che dinanzi al tracollo di consensi, se ne uscirà a breve con qualche altra nuova svendita promozionale: tipo il taglio dell’IMU sulle seconde case.. l’aumento delle pensioni minime.. la cancellazione del bollo auto (se ne sente proprio la necessità per SUV e Ferrari) e qualche altro “bonus” da sperperare secondo l’estro del momento…
renzi-80-euro-bonus-maggiorenniSi tratta di una mission quanto meno impossible, da portare a termine in meno delle due settimane che mancano ai ballottaggi di quelle elezioni amministrative che saranno pure un voto circoscritto alle realtà locali, ma che riguardano pur sempre 1300 comuni con cinque delle più importanti metropoli italiane, coinvolgendo 13 milioni di elettori. Che rilevanza vuoi che abbiano mai?!?
RenziCerto l’operazione si preannuncia più che impossibile, con i conti pubblici quanto mai ballerini ed un ISTAT che, nonostante le insufflate di ottimismo e dati infiocchettati dalla propaganda di regime, è costretto alfine a certificare che la “ripresa” (al netto delle strombazzate governative) non decolla, che la “crescita” langue e l’occupazione è ferma al palo, tutte ancorate come sono a stipendi miserabili e condizioni di lavoro infami, contro i miliardi di pubblici denari generosamente dispensati a babbo morto agli insaziabili amici di Confindustria, per i quali i soldi si trovano sempre.
E siccome si tratta di un voto amministrativo senza valore nazionale (questa la parola d’ordine nelle sagrestie del partito bestemmia), sarebbe malevolo pensare che lo sfanculamento generalizzato dei 4/5 dell’elettorato coinvolto possa riguardare quel comitato d’affari abusivo, incistato al governo e tenuto insieme con la colla (alla poltrona), grazie al sostegno di galantuomini come Denis Verdini e Angelino Alfano, con gli straordinari risultati che siffatta alleanza ha portato (si pensi a Napoli o Cosenza).
Valeria Valente e Verdini a NapoliOvvero, alludiamo alle quinte colonne del berlusconismo al collasso, prontamente riciclati, insieme all’insostenibile pesantezza delle loro due formazioni politiche (praticamente due associazioni a delinquere istituzionalizzate, per il recupero di pregiudicati da ricollocare) che messe insieme non raggiungono il 3% sul piatto elettorale, ma sono indispensabili per tenere in piedi l’esecutivo delle Laide Intese. E quindi possono stuprare insieme la Costituzione in una grande gangbang trasformista, per assecondare le fregole bonapartiste di un premier abusivo che vive le elezioni (alle quali resta allergico) come un plebiscito permanente sulla sua persona, nella bulimia di potere con cui consuma le sue ambizioni smisurate, salvo poi smentire la personalizzazione delle stesse quando i risultati gli sono sfavorevoli.
unattended-sex-toy Intanto il giocattolo personale del premier, il partito riformato che si voleva “partito della nazione”, assomiglia sempre più ad un precoce rottame, circoscritto (per non dire asserragliato) nei centri storici delle grandi città, eletto a punto di riferimento di ricchi e benestanti, quale interprete ideale dei loro interessi e garante di privilegi consolidati, ma lontano anni luce da quei cosiddetti “ceti popolari” che avrebbe la presunzione di rappresentare e che invece lo schifano come una merda di cane spalmata sui marciapiedi sgarrupati di periferie disastrate, sancendo il progressivo dissolvimento di un centrosinistra percolante nei liquami del suo processo di liquefazione, dinanzi ad una realtà che non sa più interpretare, per una società liquida che oramai gli scivola via dalle mani.

Quartiere di Tor Sapienza a Roma (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Ancora un ultimo sforzo e forse riusciremo a liberarci pure della grande costipazione delle Laide Intese, se non fosse che certi prodotti, per il noto principio di Archimede, tendono a rimanere sempre a galla nel loro eterno ritorno…

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Lacrime di coccodrillo

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Non sono trascorse neanche 24h dal brutale omicidio della deputata laburista Jo Cox, che dell’omicida fino a ieri totalmente sconosciuto si sa praticamente tutto, come se organi di stampa ed agenzie di monitoraggio non si siano mai occupati d’altro.
E alla fine anche l’Inghilterra ha scoperto di avere il suo Casseri in versione sottoproletaria…
Thomas MairTrattasi dell’ennesimo psicopatico paranoico, che nell’anomia della sua esistenza da disadattato monomaniacale alimentava le proprie fobie ossessive nelle fogne del “suprematismo identitario e razzialista”. Oggi le frange più oltranziste del razzismo di impronta neo-nazista amano farsi chiamare così.
National Alliance HandbookCome un anonimo coglione, mentalmente disturbato, sia assurto a simbolo demoniaco della cosiddetta “Brexit”, vista l’inefficacia degli altri spauracchi agitati finora, lo sanno solamente i vocianti soloni dell’intrattenimento televisivo, incidentalmente sempre in perfetta sintonia coi ‘poteri deboli’ che condizionano l’agenda globale, e prontamente seguiti da tutto il cucuzzaro dei media mainstream al gran completo, in una di quelle acrobatiche operazioni di manipolazione con le quali gli eventi vengono distorti e reinterpretati secondo convenienza. La strumentalizzazione del cordoglio è fin troppo esplicita, nell’assai interessato tentativo di costruire un qualche collegamento con l’esecrato referendum britannico (un abuso di democrazia per chi con ogni evidenza non è uso al suo esercizio), mentre i mercati festeggiano al gran completo quello che nelle sue implicazioni deve essersi rivelato un felicissimo evento (l’omicidio), per altrettante fortunate circostanze. Il volto buono dell’Europa ‘unita’.
Dell’assassino si conosce ogni aspetto della sua vita sostanzialmente virtuale, tra i siti di nicchia del “suprematismo bianco”. Spuntano frequentazioni on line, acquisti, donazioni, preferenze…

national-alliance-website-banner

E la cosa interessante è che a fornire le informazioni con gran dovizia di particolari dispensati ai media non sono i soliti “servizi di intelligence”, l’FBI o l’Mi6 britannico, ma l’intraprendente Southern Poverty Law Center specializzato nella produzione compulsiva delle liste dei brutti, nazi e cattivi, nonché straordinaria macchina macina-soldi dietro il nobilissimo principio dei diritti civili…
legal-case-costsDomandina semplice, per piccole curiosità inappagate: come fa un’americanissima associazione privata senza fini di lucro (che però gestisce la bellezza 300 milioni di dollari e passa, in investimenti e fondi immobiliari) ad essere in possesso di vecchi scontrini d’acquisto risalenti addirittura al Marzo del 1999 (e finora gelosamente conservati nonché ottimamente archiviati), con sopra impresso il dettaglio delle spese on line di quello che avrebbe dovuto essere un anonimo acquirente britannico di insignificante paccottaglia nazistoide, peraltro in libera vendita?!?

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CIAONE!!!

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Renzi frignaStavolta il tweet gli è rimasto in culo! Crollo dell’affluenza e tracollo elettorale, con tutti gli uomini del deficiente che non superano la prova ballottaggio, là dove ci sono arrivati, rimanendo legati come cani (bastonati) alla catena della sconfitta.
Renzi CerbiattoPer metabolizzare una simile batosta nel duro risveglio di sogni infranti e orizzonti di gloria precocemente volti al tramonto, non basterà la pur mutevole prossemica facciale con cui Matteo Renzi ci ha abituato, in una collezione di facce da ebete plasticamente contorte in espressioni grottesche…
Un tempo ormai remoto, i leaders e soprattutto i segretari dell’asfaltato “centrosinistra” dinanzi a risultati elettorali tanto disastrosi ne traevamo mestamente le conseguenze e si dimettevano seduta stante, prendendo atto della sonora stroncatura delle proprie ambizioni miseramente annegate al lavacro simbolico del voto. Specialmente quando questo certificava una sostanziale assenza di fiducia, da parte di quello che una volta veniva chiamato “paese reale”: assai diverso e distinto dalle narrazioni fantastiche nelle fumisterie renziane di Fuffolandia.
renziLe dimissioni, quantomeno da segretario di partito, erano parte integrante del gioco. Si trattava di un atto dovuto; una forma implicita di presa di coscienza, a patto però di possederne una. Ma dal momento che Matteo Renzi non ha niente a che fare con quello che fu il “centrosinistra”, e meno che mai con la sua “sinistra” (a meno che con essa non si voglia intendere il piacionismo referenziale di certo sentimentalismo all’ingrosso), non si dimetterà. Come per altro subito si era sbrigato a precisare, ancor prima del tracollo elettorale. A maggior ragione che il Principe abusivo di Rignano non s’è mai preso la briga di farsi eleggere da nessuno, tanto la pratica gli è estranea.
Secondo gli agiografi di corte sarebbe dovuto durare almeno 20 anni, che poi costituiscono la misura fatale del tempo di putrefazione lenta, con cui giungono a scadenza i troppi ducetti, o aspiranti tali, della politica italiana. Sarà già tanto se questo adiposo sformato, il nato vecchio travestito da giovane, sopravvivrà ancora 20 settimane.

rottamazione-renzi - Edo Baraldi

P.S. Un caro saluto e un roboante #CIAONE anche all’onorevole (si fa per dire) Ernesto Carbone, che fa tanto rima con…

carbone-ciaone

Ci siamo capiti, vero!?!

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GAME OVER!

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brexit-1E adesso cosa faranno i servi sciocchi delle tecnoburocrazie di Bruxelles, i sepolcri imbiancati dell’euromonetarismo psicopatico, i feticisti dello spread e gli spacciatori di titoli tossici, i professorini della pedagogia del castigo e le maestrine dei compiti a casa, quando scopriranno che l’apocalisse non comincia con la Brexit?!?
londonCosa si inventeranno gli ossequienti gauleiter del neo-imperialismo tedesco coi suoi volenterosi carnefici incistati in parlamenti esautorati da ogni potere, i sacerdoti del Rigore consacrati all’Ordnung teutonico, gli incursori del turbo-capitalismo d’assalto, improvvisamente convertiti alle ragioni dell’esecrato “stato sociale” ed ora preoccupatissimi per la tenuta di quel welfare che aspiravano a demolire senza riserve, in ossequio agli spiriti animali del liberismo più estremo, dopo mesi di terrorismo mediatico e ciniche strumentalizzazioni che molto avevano eccitato i mercati azionari?!?
Brexit Cosa succederà quando i popoli europei cominceranno a sospettare che c’è vita oltre la UE (l’Europa è un’altra cosa), nell’evidente differenza che separa drasticamente chi rimane (la Grecia) e chi invece se ne va (la Gran Bretagna), non ritenendo più sostenibili le condizioni imposte da un’Unione dei Mercanti asservita alle oligarchie finanziarie?!?
Perché stavolta gli spauracchi agitati ad arte non hanno dissuaso milioni di cittadini britannici da quell’abuso di democrazia, che tanto irrita le oligarchie delle elite finanziarie coagulate nei consigli d’amministrazione delle megacorporation e nei board bancari dagli emolumenti stratosferici. Non sono bastati gli allarmismi, né il concentrato di minacce e ricatti che meglio di ogni altra indecenza rendono bene quale sia l’intima natura di questa “unione” forzosa, fondata sull’intimidazione costante dei contraenti, a dimostrazione che certi processi imposti sono tutt’altro che “irreversibili”.
english_flagE figuriamoci che tra i principali sostenitori del “remain” vi era la City londinese al gran completo e una vecchia merda intrigante come George Soros (che le agiografie vi descriveranno come “filantropo”): uno di quegli “speculatori senza volto” dei quali gli inglesi ricordano fin troppo bene il nome e cognome, nonché i preziosi contributi, non avendo la memoria cortissima degli italiani, a proposito di come è potuto esplodere il nostro debito pubblico… Un riassuntino esplicativo QUI.

MILANO 09/05/2007 FORUM INTERNAZIONALE ECONOMIA SOCIETA' APERTA, INCONTRO "I DIALOGHI DELLA SOCIETA' APERTA" INCONTRO CON I GIOVANI NELLA FOTO: CARLO AZELIO CIAMPI PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA FOTO: MANZO DIAZ/INFOPHOTO

Non ha convinto l’uso strumentale di catastrofismi annunciati, né i cretinismi retorici cuciti attorno all’immaginaria “Generazione Erasmus” di privilegiati figli di papà, ai quali vanno aggiunti gli infantilismi delle legioni di aspiranti lavapiatti attratti dal fumo di Londra.
londraInvece non saranno mai sbertucciati abbastanza, coi loro sondaggi farlocchi e le sue manipolazioni, i media di una informazione mainstream convertita a portavoce organica di un mondo parallelo asservito agli interessi economici di pochi gruppi privati; totalmente slegata da una realtà che ormai è geneticamente incapace di interpretare.
Battle of WorcesterL’ultimo spauracchio di una lunga serie è ora l’annunciata “fine del Regno Unito” dilaniato dalle pulsioni secessioniste al suo interno e destinato allo smembramento, tale è l’irresistibile appeal che gli arcigni commissari della commissione di Strasburgo e le pletoriche burocrazie della UE esercitano su quanti si sentono travolti dall’insana passione per le alchimie rigoriste delle banche centrali. È noto infatti il dramma di miseria e recessione cronica che affligge ogni giorno la popolazione elvetica di una Svizzera rimasta finora esclusa dall’incredibile Bengodi della UE.

Living artist; (c) Historic Scotland, Edinburgh; Supplied by The Public Catalogue Foundation

Capirete la dirompente novità di uno Sinn Féin che chiede l’unificazione delle contee dell’Ulster con la repubblica irlandese o l’attivismo dei separatisti scozzesi che reclamano l’indipendenza della Scozia da almeno 300 anni a partire dalla prima rivolta giacobita. Solo un cretino potrebbe collegare il fenomeno alla “Brexit”, ma sfortunatamente il sistema mediatico abbonda di deficienti da competizione, raggiungendo livelli mitologici nella Germania di frau Merkel che in pochi anni è riuscita a realizzare ciò che era ritenuto unanimemente impossibile, innescando una crisi dalle proporzioni mai viste. In ambito europeo perdiamo un partner strategico e fondamentale; perché non possiamo fare a meno di solidi colossi economici come la Slovacchia, ma ci possiamo tranquillamente privare della Gran Bretagna. In compenso acquistiamo l’auspicata adesione della Turchia di Erdogan col suo islamofascismo asiatico, o i simpatici nazisti dell’Ucraina: le ‘risorse’ di cui davvero si sentiva la mancanza e che tanto contribuiranno a rafforzare l’identità democratica della UE con l’entusiasmo di quanti vi restano ancora intrappolati.
psycho_showerLa differenza di cambio è evidente e si capisce perché l’uscita della Gran Bretagna rischia di innescare un effetto domino incontrollato.

domino

P.S. Si ringrazia per la riuscita del referendum il fondamentale schauble gollumcontributo dell’ineffabile Wolfgang Schäuble, che dando prova di un’ottusità fuori dal comune, ben oltre persino i peggiori stereotipi sui tedeschi, ancor prima delle consultazioni ha avuto l’eccezionale idea di minacciare gli inglesi con l’imposizione di sanzioni economiche in caso di vittoria della Brexit, riuscendo a far incazzare non poco i diretti interessati che certo non si fanno dare ordini da un “kraut”.

Renzi-BeanP.S.2. È lecito sospettare che peggior fortuna abbia avuto anche Mr Beanla lettera aperta al “Guardian” del nostro Renzi nazionale: gli inglesi hanno scoperto che esistono leader politici persino peggiori dei loro e tanto valeva tenersi il proprio usato sicuro, invece di allargare la partecipazione a questa brutta copia italica di Mr Bean e che sembra il sosia scemo di Pinotto.

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John Bull è uscito dal gruppo

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John Bull

UK è uscita dalla UE.  Fine dei giochi!
Di conseguenza, in questi giorni il principale esercizio giornalistico per le contrite schiere in livrea di opinionisti da salotto, dove dispensare lacrime di inchiostro pagato a litri, consiste nel rilascio di abbondanti spremute di reni in pensoso raccoglimento, tale è l’incapacità di controllare la propria peristalsi in pubblico. Sempre fedeli alla linea, nell’ansia di compiacere l’azionista di riferimento che detiene la proprietà delle singole testate editoriali di provenienza, assomigliano ad avvoltoi impagliati sui trespoli televisivi. E artigliati al proprio ramoscello di rendita sono intenti a beccarsi tra loro in intervista permanente, specializzati nelle deiezione compulsiva di opinioni non richieste da nessuno, sbrodolanti nel loro splendido isolamento dall’alto delle cataste di libri invenduti.
pensatore-al-cessoPerciò non è davvero il caso di sprecare il proprio tempo (e salute) nella lettura di questi pennivendoli professionisti pagati a battuta, e dei loro correttori di bozze in vendita per un tesserino da pubblicista, tanta è l’isteria collettiva che la Brexit sembra aver scatenato negli allevamenti mediatici di questi polli da batteria, terrorizzati che si possa rompere il giocattolo dei ricchi e togliere così ai loro padroni il balocco preferito. Per esemplificare il concetto già di per sé chiarissimo, e sopravvivere allo straripamento di pensierini scatologici che esondano dalle cloache del pensiero unico, basterà citare alcune delle profonde riflessioni che un (misconosciuto ai più) Alessandro Orsini, professore di “sociologia del terrorismo” (!?) alla LUISS (manco a dirlo!), fa sulle pagine de “Il Messaggero”. Si tratta dello stesso quotidiano che i romani soprannominano evocativamente “Il Menzognero”; ovvero l’house organ della Famiglia Caltagirone, la dinastia dei palazzinari siculo-romani che controlla la Capitale…

«La città liberale è un ampio recinto politico che consente di elaborare strategie anti-democratiche, nel rispetto delle regole democratiche. Il caso Brexit, e l’omicidio della parlamentare Jo Cox, dimostrano che, in tempi eccezionali di crisi, tali strategie sono necessarie. Ma, per comprendere l’importanza delle strategie anti-democratiche nei periodi di crisi acuta, è necessario avere ben chiare due caratteristiche immutabili della vita politica nelle società complesse.
[…] Nell’aprire la porta al referendum, Cameron ha aperto il vaso di Pandora, da cui è uscito l’assassino di Joe Cox. Quel vaso, in tempi di crisi, colmi di rabbia e di paure irrazionali, deve rimanere chiuso attraverso l’uso di opportune strategie anti-democratiche che, nel rispetto rigoroso delle regole democratiche, sollevino gli elettori dalla responsabilità di determinare il corso della politica internazionale

Alessandro Orsini
La consultazione è stata un errore
(24/06/2016)

Al prof. Orsini non sfugge che la “città liberale” è ormai assediata dalle masse di esclusi storditi dagli effetti delle crisi, che non credono più nelle capacità di rinnovamento di un sistema percepito come intrinsecamente corrotto e irrecuperabile, da abbattere e non da cambiare. Masse non più amorfe, ma tangibilmente incazzate e mosse dal rancore per un benessere inteso come perduto per sempre, immolato ai privilegi  non più tollerabili di pochi, mentre le elite ed i loro servi zelanti restano trincerati nelle cittadelle sempre più isolate, separate perfino fisicamente dal resto della popolazione, nella preservazione di un potere oligarchico.
Land-of-the-DeadDinanzi al problema, la strategia del ‘sociologo’ Orsini, con un ossimoro in termini, è preservare le “regole democratiche” (la Democrazia invece è interpretabile a soggetto) attraverso l’uso di opportune strategie anti-democratiche. Come?!? Be’ innanzitutto impedendo ai cittadini (o meglio, alla ‘gente’) di potersi esprimere in libere consultazioni, qualora il risultato possa essere non conforme alle aspettative dell’elite al potere.
Mark TwainLa valutazione di Alessandro Orsini è peraltro in perfetta sintonia col pensiero di Mario Monti (il referendum è un abuso di democrazia… da logica del dopolavoro provinciale… perché lui sì che è un internazionalista!) e Carlo Cottarelli, il fu revisore della spesa pubblica (in sede di consiglio europeo i governi dovrebbero impegnarsi a non tenere più tali consultazioni.. perché bisogna dare ottimismo ai mercati… e in culo ai cittadini!). 

quote-by-the-power-elite-we-refer-to-those-political-economic-and-military-circles-which-as-c-wright-mills

E se questa è la ‘destra’ seria e ponderata del pensiero liberale, poi ci sono i riformisti responsabili della ‘sinistra’ cuvée e tutta bollicine, affogata nei rituali dementi del politicamente corretto più estremo a cui si accompagna un curioso disprezzo aristocratico per la plebe. Filtrato il rosso e ripulito il beverone imbevibile da ogni solfito scarlatto dopo la decantazione al centro, adesso i “riformisti” pasteggiano tartine nei rinfreschi di Confindustria a Cernobbio, mentre se la prendono con gli “ignoranti”, gli zoticoni delle campagne, gli “analfabeti”, i “vecchi rincoglioniti contro giovani cosmopoliti”, per i quali sarebbe opportuno introdurre un esame di cittadinanza prima di concedere (a discrezione) il diritto di voto, molto meglio se su base censitaria (come nell’800!). 

INTERNAZIONALE.IT

Per inciso, sono gli stessi “vecchi” e “ignoranti” e “ottusi” che nel 2014 decretarono il trionfo renziano alle elezioni europee, alla modica cifra di 80 euro a voto, e non risulta che all’interno della nomenklatura del partito-bestemmia qualcuno ebbe a schifarsi dell’operazione di compravendita. Sono sempre gli stessi elettori che ad Ottobre 2016 verranno chiamati ad approvare la nuova costituzione. E per la bisogna sono stati tutti promossi d’ufficio a professori emeriti di diritto, ma se dovessero bocciare il nuovo testo costituzionale allora… A maggior ragione, se il ‘mercato’ lo chiede, il nuovo “centrosinistra” riformato si scaglia pure contro quei buzzurri di operai che ha rinunciato già da tempo a rappresentare, astiosamente ricambiato peraltro nelle intenzioni di voto. Poi ci si lamenta dell’avanzata dei movimenti populisti!
franklin-roosevelt-quotes-we-must-lay-hold-of-the-fact-that-economic-laws-are-not-made-by-nature-they-are-made-by-human-beingsCampione in materia è il giovanissimo Beppe Severgnini. Il peter pan di 60 anni con la chioma moonlight non si smentisce e ci regala un pezzo magistrale sul tema…

Beppe Severgnini«La Decrepita Alleanza ha vinto. Ha preferito il passato al futuro, i ricordi ai sogni, l’illusione al buon senso. Ne fanno parte i “little Englanders” di provincia e di campagna; i cittadini meno istruiti, su cui le informazioni scivolano come l’acqua sulle piume dei pellicani di St James’s Park; i nostalgici di ogni età, incapaci di rassegnarsi a un’evidenza.
[…] I nonni hanno deciso il futuro dei nipoti. Cosa gli accadrà? Cosa accadrà ai loro coetanei sul Continente, ormai di casa a Londra? I ragazzi inglesi — per capire le proprie possibilità di studio, lavoro e movimento — dovranno capire quali condizioni verranno imposte al Regno (dis)Unito dall’Unione Europea. Se il danno non è ancora quantificabile, l’incertezza e l’ansia sono già certe. I giovani, in questo Paese, sono abituati a viaggiare, vivere e lavorare dovunque: grazie all’inglese, ai percorsi accademici, a una lodevole predisposizione all’esplorazione. Per loro tutto diventerà più difficile, se non impossibile (pensate al programma Erasmus)

Beppe Severgnini
(24/06/2016)

Quella per l’Erasmus è una vecchia fissazione di Severgnini, che continua così per altre dozzine di righe nello sprezzo di ogni ridicolo, concionando in allegria una miriade di corbellerie spumeggianti che inanella senza eguali, come se in Gran Bretagna fosse calata una cortina di ferro con i vopos alle frontiere sigillate ed Alan Moore a scrivere la sceneggiatura di un fumetto distopico.
Adam Susan - V for VendettaFortunatamente, moltissimi dei ragazzi (e delle ragazze) che scelgono di partecipare al Programma Erasmus hanno le idee infinitamente più chiare di un Severgnini e degli altri elecubratori professionisti di melassa riscaldata.
Se questo è il tenore generale della stampa italiana, la principale notizia che da 48h a questa parte campeggia a tambur battente su quasi tutti i media mainstream sarebbe la presunta raccolta di tre crescenti milioni di firme, da parte dei cittadini britannici in pentimento tardivo per contrizione. Il fine sarebbe quello di indire quanto prima un nuovo referendum e ribaltare il risultato sulla Brexit, onde non dover rinunciare a mirabili opportunità come i parametri di Maastricht (una roba che scalda il cuore!). Insomma, si tratta di un successone strepitoso, capace di scatenare gli orgasmi in diretta dei nostri premi pulitzer da cortile.
Malcom XPeccato solo che i nostri Cinegiornali Luce abbiano omesso di specificare un piccolo particolare fondamentale, ovvero che la petizione in questione è on line: può firmare chiunque e per più volte! Basta un semplice clic per partecipare.
Ula Badula L’abbiamo fatto anche noi! E per l’adesione abbiamo scelto l’eloquente nome di Ula Badula (e no, il riferimento non è alla pianta delle Primulaceae); nato e residente a Tuvalu, ma rigorosamente suddito di Sua Maestà britannica. Non servono certificazioni; basta la parola! Ma potete benissimo registrarvi come Winston Churchill.. la Regina Vittoria… o anche Jack The Ripper se preferite. Tutto quello che ci è stato richiesto per rendere valida la nostra signature è stato un indirizzo e_mail totalmente anonimo. Non serviva altro. E questo è il nostro clic.. Ops! Volevamo dire la “firma”, per richiedere il nuovo referendum…
PETITION UEQuesta invece è la verifica del Petition Team of UK and Parliament (ma andate a cagare!), che opera su tanto di sito istituzionale del Parlamento britannico…
Petition confirmAl confronto il fantomatico Staff di Beppe Grillo, con le minchionarie on line della Casaleggio Associati, pare un capolavoro di serietà!
Se ancora serviva una riprova dello stato catastrofico dell’informazione italiana, questa è la dimostrazione ultima, la pietra tombale di un giornalismo da regime del conformismo.

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(88) Cazzata o Stronzata?

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Classifica GIUGNO 2016”

giovinezza Giugno è stato un mese gravido di avvenimenti e noi abbiamo avuto settimane troppo affaccendate per potercene occupare in modo minimamente adeguato, ma non abbastanza da dover per questo tralasciare il nostro tradizionale riepilogo, che come di consueto suggella la chiusura mensile e che per stavolta sarà piuttosto defilato nell’intrinseca mediocrità dei protagonisti che galleggiano inutili ai margini di tutti quegli eventi per la conduzione dei quali risultano indifferenti, tra recriminazioni, rigurgiti elitari e nuove tendenze oligarchiche, a misura della desolazione delle comparse. Ci ripromettiamo (ma non garantiamo) di recuperare in futuro, materiale umano permettendo…

Hit Parade del mese:

01 - Coglione del mese01. IMAGINE

[04 Giu.] «Con Giachetti abbiamo ricominciato a immaginare Roma.»
 (Matteo Orfini, l’Immaginifico)

mastella02. IL GRANDE RITORNO

[20 Giu.] «Sono il Clinton di Benevento»
 (Clemente Mastella, l’Intramontabile)

padellaro03. Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza!

[26 Giu.] «Constatare che ancora una volta il destino dei giovani è stato ipotecato da una massa di vecchi, perlopiù rancorosi e piagnucolosi, mi riempie di tristezza.»
(Antonio Padellaro, il diversamente giovane)

melandri04. E SE IL RISULTATO ELETTORALE NON CI PIACE…

[24 Giu.] «Invece di vietare il voto alla gente nei primi 18 anni di vita, perché non negli ultimi 18?»
(Giovanna Melandri, la Madrina del voto perduto)

gori05. E SE NON BASTANO 80 EURO PER L’ACQUISTO…

[24 Giu.] «Elettori disinformati producono disastri epocali. Per votare servirebbe l’esame di cittadinanza.»
(Giorgio Gori, Sindaco PD di Bergamo)

leonardi06. IL VALORE DELLA MODESTIA

[22 Giu.] «L’arroganza, se esiste, non è certamente da attribuire al comportamento di Renzi con la base. Raramente in questi anni ho visto un leader politico così vicino alle persone, militanti in primis.»
(Anna Rita Leonardi, Cheerleader parlamentare)

serracchiani07. PROPAGANDA CONTINUA

[30 Giu.] «In Italia da febbraio 2014 ad oggi ci sono 497.000 posti di lavoro in più. Aumentano gli occupati in Friuli Venezia Giulia (+1,1%) con robusta crescita soprattutto per le donne (+1,8%)»
(Debora Serracchiani, Velina di partito)

boldrini08. IDIOZIA OLTRE GENERE

[14 Giu.] «L’appello a candidate sindache e candidati sindaci per la ‘rivoluzione di genere’ nelle strade dei nostri comuni.»
(Laura Boldrini, l’Appellante)

rossi09. L’ANGOLO DEL SOLLETICO

[20 Giu.] «Mi candido a fare il segretario del Pd per riportare il partito a sinistra»
(Enrico Rossi, l’Autocandidato)

meloni10. GEOGRAFIA CHE PASSIONE

[25 Giu.] «Certo che sono stata in Inghilterra… ultimamente sono stata a Dublino e in Scozia»
(Giorgia Meloni, la Globetrotter)

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Machina ad excludendum

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hypocrisymeterDel controverso Pierre-André Taguieff, tra i più importanti (e contestati) studiosi del razzismo contemporaneo, avevamo già parlato in relazione a tutt’altro contesto
Siccome ogni narrazione, grande o piccola che sia, si nutre di archetipi, meglio se sfruttando il sensazionalismo di momenti topici, e siccome l’omicidio (preterintenzionale) del nigeriano ucciso a Fermo è stato subito piegato ai pietismi costruiti dell’ennesima strumentalizzazione mediatica, il ricorso a Taguieff è funzionale all’analisi. Questo perché l’argomento è di quelli delicati, da maneggiare con cura per non alimentare equivoci e provocare la pronta reazione delle vestali dell’ortodossia. Non che la cosa sia un problema…
casse toiPerciò, nel
 giorno dei cordogli telecomandati a reti unificate, della melassa riscaldata e dell’esibizione stucchevole dei buoni Pierre-André Taguieffsentimenti all’ingrosso, attingere al pensiero del sociologo francese diventa quasi una necessità; onde pompare un po’ di ossigeno al cervello tra gli asfissianti sciami di mosche bianche, preti esuberanti, e ministre prontamente planate in quel di Fermo, sul luogo del fattaccio per esprimere le proprie solidarietà pelose, sgocciolate ad indignazioni alterne. Si segnalano per la recita governativa, la presenza di Nostra Madonna dei Boschi, in drammatico crollo azionario di consensi, e l’immancabile Santa Laura patrona del Migrante, dopo l’assordante silenzio e la plateale Simona Montiassenza alle esequie dei nove italiani (tra cui una ragazza incinta di 5 mesi!), massacrati a colpi di panga nell’accogliente capitale bengalese in quanto “stranieri”, e celebrate nel totale disinteresse di media e governo più che mai ansiosi di dimenticare in fretta lo sconveniente ‘incidente’. Lì, ai funerali privati, le dame dell’istituzional cordoglio proprio non si son viste (l’auto blu era in revisione?).
PangaL’analisi di Taguieff non basterà di certo a ristabilire un minimo di equilibrio, riconducendo alla sua dimensione ordinaria un banale fattaccio di cronaca locale trasformato in caso nazionale, pompato ad arte nell’obnubilamento collettivo delle coscienze, su ottundimento retorico per colpevolizzazione indotta e distorsione deduttiva…
Resto del Carlino..E che tanto ha ispirato gli esercizi di stile che ungono la punta dello stilo dei salivanti scribacchini di regime, specializzati nella produzione seriale di pensierini melensi, che grondano appiccicosi dalle fucine dell’ipocrisia politicamente corretta e certificata a marchio dop, col quale menarcela ancora a lungo fino alla naturale scadenza della notizia.
Al contrario, Taguieff ha il pregio di fornire una prospettiva in più, quando parla dell’uso strumentale dell’antirazzismo come una macchina criminalizzante per fabbricare esclusione, tramite l’abuso linguistico e intellettuale del termine “razzista”, nel gioco degli specchi distorti alla fiera dei conformismi piagnucolosi.

Il Razzismo«Ciò che di solito viene definito “razzismo” non ha cessato, nonostante la banalizzazione del termine e la sua perdita di senso, legato al suo utilizzo politico e crescente uso mediatico, di porre problemi nella sua definizione. Per questo termine il significato sfuma di continuo, in mancanza di meglio, per essere impiegato in lavori di studio dove il suo status di termine polemico non cessa di contraddire il valore scientifico degli autori. Al contempo, la parola “razzista” è diventata un insulto nel linguaggio ordinario…. e dotato di una forza di delegittimazione ancora più forte dell’insulto politico.
[…] Trattare un individuo da razzista significa marchiarlo nel modo più definitivo possibile e rigettarlo come figura intollerabile sulla base di una condanna morale assoluta, che lo escluda da ogni dibattito pubblico. Proferire la parola “razzista”, applicare l’aggettivo ad un individuo, significa etichettarlo di una valenza negativa, riducendolo a mero esempio di quanto ci sia di peggio. Ma questo uso polemico, nel nome del Bene, ha svuotato il termine “razzista” di ogni contenuto concettuale. La routinizzazione del suo utilizzo polemico ha finito col rendere il termine inadatto a funzionare come categoria descrittiva.
[…Dalla difficoltà di definire il concetto] Il razzismo perde la sua dimensione specifica, finendo con l’essere considerato come un trattamento ingiusto, diluito in categorie onnicomprensive nell’ambito degli atti di imagesviolenza di uomini contro altri uomini……. Alcune organizzazioni antirazziste confinano sul ridicolo puntando le loro indagini sul “razzismo” e l’analisi di discriminazione razziale sulla selezione all’ingresso di discoteche. Ed esporre tali selezioni come se avessero qualcosa a che fare con le selezioni di ebrei deportati l’arrivo dei convogli per Auschwitz! Amalgama odiosa che riflette il triste stato in cui versa la “lotta contro il razzismo”. Ma perché parlare ancora di “razzismo”? Il riferimento alla “razza” che presuppone l’uso della parola “razzismo” è diventata metaforica. Il colore della pelle non è più significativo di quanto non lo siano la lingua, la religione, costumi, ecc E le reazioni chiamate “razziste” non presuppongono in alcun modo informazioni genetiche su soggetti “razziali”. L’assenza di ogni riferimento biologico nel concetto di “razzismo” è pressoché totale. La confusione si nutre di una applicazione indefinita della parola “razzismo”, a partire da analogie o accostamenti vaghi. Ad esempio: razza, sesso, età, classe sociale, provenienza della vittima….. Perché impiegare in modo surrettizio e generico una parola il cui significato è diventato indefinito?
[…] Tornando alla realtà sociale, non tutte le discriminazioni possono essere considerate “razziste”. E intendo una discriminazione un trattamento differente e diseguale delle persone o gruppi in ragione delle loro origini, appartenenze e apparenze (fisiche e sociali), delle loro credenze e delle loro opinioni, reali o supposte, e di un trattamento percepito di conseguenza come ingiusto che si traduce in pratiche e giudizi intollerabili attraverso i quali degli individui o gruppi di individui vengono privati dell’accesso a determinati beni.
taguieffLa discriminazione contro i giovani.. i vecchi.. gli handicappati.. non costituiscono forme di razzismo. Non più di quanto lo siano i criteri di razzializzazione, allorché si considera una categoria di immigrati come un fattore di contaminazione della popolazione maggioritaria.
Il criterio è semplice: in questi casi si verifica una essenzializzazione di gruppo da parte delle categorie coinvolte. Ma si ritrova anche l’elogio indifferenziato dell’immigrazione come un bene, un bene in sé ed un valore intrinseco. Un’immigrazione angelicata che a sua volta demonizza le politiche anti-immigratorie: tanto che certi difensori degli “immigrati” (considerati nella loro totalità) li celebrano come l’incarnazione del sale della terra (postulando la superiorità degli immigrati eretti a pseudo-razza), a tal punto che si può parlare ironicamente di un razzismo pro-immigrati, né più né meno giustificato di quanto possa essere il razzismo anti-immigrati.
[…] Tutto questo uso improprio dell’antirazzismo avvelena l’opinione pubblica e corrompe il dibattito politico, al contempo contribuisce a porre su un piano razziale i conflitti ed i rapporti sociali. Gli effetti perversi esistono, come si possono chiaramente vedere senza le lenti ideologiche le conseguenze indesiderate di un antirazzismo diventato una macchina per fabbricare esclusione, per sporcare e condannare a morte civile

Pierre-André Taguieff
(15/07/2011)

L’articolo completo, pubblicato giusto cinque anni fa sulla rivista “Atlantico”, lo trovate QUI (in francese). Se volete dilettarvi in una traduzione sicuramente migliore…

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CARMAGEDDON

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carmageddonC’è un nuovo giochino di gran moda in città: spiaccica i kuffar.
Puoi provare con l’auto, ma con un tir è meglio. In alternativa, anche un camion-frigo andrà benissimo; specialmente se si tratta di investire persone ignare, ingombre di bambini e passeggini, assiepate su un lungo viale in una sera di festa, schiantate via come bambole spezzate, schiacciate, stritolate, maciullate e ridotte a fagotti di carne informe, da un camion infernale che sembra uscito da una sceneggiatura di Stephen King.
Maximum OverdriveÈ il death race di Nizza, con l’orripilante scia di sangue lasciata dalle 84 vittime dell’ennesima carneficina di miscredenti ed apostati, ad opera di un terrorismo fai-da-te appaltato in franchising al sociopatico di turno, più che mai ansioso di entrate nel paradiso barbuto delle capre mannare per gli esteti delle stragi di massa.
21 URIÈ molto rassicurante sapere, insieme alla riprova dell’incompetenza ormai proverbiale della Sécurité francese, come il pluriomicida non fosse un soggetto ritenuto “radicalizzato” e per questo completamente escluso dal monitoraggio dei servizi anti-terrorismo. Di conseguenza, molti proprio non riescono a capacitarsi come il Mohammad fallito di turno, che sembrava così ‘laico’ e ‘inserito’, si sia fanatizzato a tal punto da trasformarsi in un psicopatico sterminatore di famiglie alla fabbrica dei serial killers per corrispondenza di Raqqa; forse dimenticando i precedenti di Amedy Coulibaly ed Hayat Boumeddiene.

2010 - Vacanze a Creta2010 - Vacanze a Creta (1)Hayat Boumedienne veloHayat Boumedienne velo (1)Amedy Coulibaly ed Hayat Boumeddiene, prima e dopo la conversione

Capirete lo sconcerto di quanti già pensavano ai figli malriusciti dell’integrazione, cresciuti all’ombra della religione della pace e ispirati dal verbo illuminato dei predicatori itineranti dell’integralismo hanbalita (quello che impropriamente chiamiamo “wahabita” ed estensivamente “salafita”); plagiati nelle madrasse europee (meglio se travestite da sedicenti “centri culturali”) generosamente finanziate dai petrodollari sauditi e qatarioti con la gaia incoscienza di chi foraggia il mostro sfuggito al controllo. Giusto per rispondere alla domanda retorica su chi alimenta il fondamentalismo islamico. Per la serie: “i grandi segreti di Pulcinella”.
E allora per l’occasione si scopre (come l’acqua calda) che in Francia (ma non solo..) esiste un sistema carcerario pesantemente infiltrato dall’indottrinamento integralista, dove balordi di strada e tossici convertiti alla “vera fede” possono affinare la loro radicalizzazione durante il soggiorno coatto ed essere avviati sulla sacra via della jihad. Evidentemente, a questi razzisti col corano sotto il braccio (e possibilmente interpretato ad minchiam) deve risultare davvero orripilante l’idea che possa esistere una convivenza multietnica tra confessioni diverse nel reciproco rispetto, sotto i valori fondanti e le libertà civili di una democrazia laica, invece di ‘abbandonarsi’ alle pazze gioie della sharia, all’occorrenza imposta a colpi di taglione per i refrattari che si ostinano a rifiutare l’invito alla conversione. Tale è il desiderio di condividere il loro medioevo barbarico con le società d’accoglienza, e tanta è la nostalgia per il merdume avito.
london-rallyPerciò adesso, correte tutti a riprendere pennarelli e gessetti, seppellite i cadaveri in fretta, ripulite tutto per bene, evitate (per carità!) ogni riferimento polemico all’islam. Dosate con cura la scelta delle parole, prestando la massima attenzione agli attributi da utilizzare in conformità col vocabolario del politicamente corretto, che il terrorismo può essere “jihadista”.. “islamista”.. ma mai islamico, che sennò gli Isl’Amici potrebbero offendersi e mettere su il broncino, tanto il fenomeno è minoritario, nella sua estraneità ad un corpo dottrinario straordinariamente moderno.

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COSE TURCHE

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The Turk of Kempelen

Nella sua guida pratica al colpo di stato, un giovanissimo Edward Luttwak illustrava (era il lontano 1968) con dovizia di analisi tutte le variabili possibili per la riuscita del golpe perfetto, individuando nella rapidità di esecuzione e nella neutralizzazione degli obiettivi primari gli elementi fondamentali per il suo successo.

Tecnica del colpo di stato«Fino a quando l’attuazione del colpo di stato è rapida e noi rimaniamo avvolti nell’anonimo, nessuna particolare fazione politica avrà un motivo o un’occasione per opporsi. In fin dei conti potremmo essere i suoi potenziali alleati. In ogni caso, un indugio ci farà perdere il vantaggio principale di cui disponiamo: la neutralità volontaria di quegli elementi i quali si attengono al principio “aspetta e stà a guardare” e la neutralità involontaria di quelle forze che richiedono tempo per essere concentrate e spiegate prima dell’azione. La necessità di un massima rapidità significa che le tante operazione del colpo di Stato devono essere attuate quasi simultaneamente; ciò a sua volta richiede un gran numero di persone

LuttwakEdward N. Luttwak
“Tecnica del Colpo di Stato”
Longanesi, 1969

E quindi richiede l’impiego di unità che siano ben organizzate, motivate, e più che determinate a realizzare l’impresa.
Ovviamente, Luttwak non manca di elencare la scala delle priorità, da realizzare immediatamente nelle prime fasi del golpe. Tra questi:

a) Assicurarsi l’appoggio delle unità di polizia militare della Gendarmeria; neutralizzare i servizi di intelligence e controspionaggio (e fin qui ci siamo).
turchib) Ridurre al silenzio le principali autorità politiche e di governo ostili al putsch, che devono essere catturate (o eliminate) ben prima della mobilitazione generale. E bisogna farlo in fretta, tramite blitz coordinati e condotti possibilmente da squadre d’elite, in modo da bloccare l’intera catena di comando “lealista” e ritardare così la possibile controffensiva nella confusione delle direttive, paralizzando la capacità di reazione.
Jandarma Müzesic) Occupare le stazioni radiotelevisive, assicurarsi il pieno controllo delle trasmissioni, ed interdire tutte le comunicazioni, facendo filtrare solo notizie e proclami favorevoli alla nuova giunta.
Jandarma Müzesi (1)d) Controllare le principali arterie stradali ed i nodi strategici; assicurarsi quindi la conquista simbolica dei luoghi del potere, attraverso l’occupazione dei principali edifici di governo (ministeri e sedi istituzionali). Garantirsi il necessario spazio di manovra (e di movimento truppe) con l’imposizione del coprifuoco (che va fatto rispettare) e la proclamazione della legge marziale.
turco volantee) Disporre di un numero sufficiente di truppe e delle fondamentali coperture, tipo l’appoggio dell’aviazione militare col controllo dei cieli e degli aeroporti. Soprattutto, ricercare il consenso o quantomeno la neutralità delle forze sociali del regime che si intende deporre.

«L’efficienza dei soldati moderni, con i loro rapidi mezzi di trasporto, le comunicazioni sicure e le armi potenti, significa che anche una singola formazione fedele al regime potrebbe intervenire e sconfiggere il colpo di Stato, se com’è possibile le sue forze sono scarse e la massa della popolazione ed il resto delle forze statali rimangono neutrali.
[…] È naturalmente possibile servirsi di un cacciabombardiere per “eliminare” un palazzo presidenziale, invece di inviare una squadra ad arrestarne l’occupante…. ma si tratta di un modo alquanto estremo di giocare la partita…. Il bombardamento tattico della propria futura capitale, e della propria possibile residenza dopo il colpo di Stato, non può certo ispirare fiducia nel nuovo governo

Edward N. Luttwak
“Tecnica del Colpo di Stato”
Longanesi, 1969

Sarà per questo che gli improvvisati golpisti turchi si sono messi a mitragliare un palazzo presidenziale praticamente vuoto, occupare sedi di un partito abbandonato per tempo, mettersi a cannoneggiare il Parlamento (per essere sicuri di aver contro tutti i deputati indistintamente), non preoccupandosi minimamente di catturare la leadership politica del Paese, a cui è stato concesso tutto il tempo necessario per fuggire e rifugiarsi chissà dove, dando al presidente-sultano la fondamentale possibilità di chiamare a raccolta i suoi accoliti e lanciare i propri appelli dalla televisione pubblica, opportunamente lasciata trasmettere in tutta tranquillità durante le fasi iniziali e più delicate del colpo di Stato.
Il coprifuoco a IstanbulNaturalmente, per la perfetta riuscita del coprifuoco si è scelto come orario il dopocena di un venerdì sera, con le strade di Istanbul e della capitale Ankara intasate dal traffico, i locali pieni, e l’intera popolazione in giro, ben sveglia, e connessa ai social network (peraltro lasciati liberi di trasmettere senza troppi problemi).
cnn turkLuttwak nel suo manualetto di istruzioni non poteva certo immaginare le potenzialità di internet, ma certamente sapeva che:

«Le forze politiche possono intervenire contro il colpo di Stato in due modi:
a) Possono chiamare a raccolta e dispiegare le masse, o una parte di esse contro il nuovo governo.
b) Possono manipolare mezzi tecnici da esse controllati, allo scopo di opporsi al consolidamento del nostro potere.
L’azione dei capi politici, religiosi, etnici o intellettuali, che potrebbero avvalersi contro di noi della struttura del loro partito o della loro comunità, costituisce un esempio del primo intervento

E appunto per questo,

«La nostra neutralizzazione generale delle forze politiche verrà condotta nei termini di questa infrastruttura. Ci impadroniremo, mantenendole, di quelle infrastrutture che saranno necessarie ai nostri scopi, mettendo temporaneamente fuori uso le altre. Se i sistemi di comunicazione e il sistema di trasporti sono sotto il nostro controllo, o per lo meno non funzionano, la minaccia potenziale posta dalle “forze politiche” sarà in vasta misura neutralizzata; i capi del governo ante-golpe saranno arrestati, in quanto fanno parte dell’infrastruttura e sarebbero probabilmente le maggiori fonti di ispirazione di ogni opposizione al colpo di Stato.
Neutralizzeremo in particolare alcune forze politiche, identificando e isolando la loro leadership e smembrandone l’organizzazione; ciò si renderà necessario soltanto con quelle forze che siano sufficientemente elastiche e militanti, per intervenire contro di noi anche se l’infrastruttura sarà neutralizzata. Entrambe le forme di neutralizzazione implicheranno la scelta di determinati obiettivi che saranno catturati o posti fuori uso da squadre formate con quelle forze dello Stato che avremo completamente sovvertito o, secondo la nostra terminologia, incorporato.
[…] Per quanto il nostro colpo di Stato possa essere attuato senza spargimento di sangue, per quanto progressisti e liberali possano essere i nostri scopi, dovremo ugualmente isolare alcuni singoli individui, durante e immediatamente dopo la sua attuazione. Di essi il gruppo più importante sarà quello formato dalle figure più eminenti del regime ante-colpo di Stato o, in altri termini, dai leader del governo e dai loro stretti collaboratori, sia che essi siano ufficialmente uomini politici o no.
[…] Oltre ad essere scomodamente numeroso, questo gruppo sarà inoltre particolarmente deciso e pericoloso. La reputazione personale e l’autorità dei suoi componenti potrebbero essere tali da consentire loro di chiamare a raccolta le forze disorganizzate dello Stato o le masse organizzate; potrebbero inoltre imporre la loro volontà alle squadre inviate a catturarli, tramutandole in alleati.
[…] In fine dei conti, se un giovane soldato che agisce al di fuori delle mansioni familiari si trova di fronte ad una personalità politica tutto il comportamento della quale è calcolato in modo tale da indurre la gente ad ubbidirla, è difficile essere certi che eseguirà gli ordini e non i contrordini che potrebbero essergli impartiti

Va da sé che nessuna di queste ‘accortezze’ è stata messa in pratica dai golpisti turchi; i quali, per essere sicuri del pieno fallimento di un’iniziativa peraltro anacronistica, hanno affidato le operazioni a pochi raffazzonati reparti di fanteria meccanizzata, massimamente composti da soldati di leva (che in parte credevano di partecipare ad una simulazione), privi di motivazioni ideologiche e che certamente non avrebbero aperto il fuoco in maniera indiscriminata contro una folla di civili disarmati. Insomma, un pugno di gendarmi della polizia militare, qualche plotone di fucilieri, con l’appoggio di una dozzina di carri armati tra cui facevano bella vista di sé gli obsoleti M-60 ed i vecchi cingolati M-113, accanto a qualche sporadico Leopard 2 subito abbandonato ed un paio di elicotteri d’attacco Cobra, per uno schieramento complessivo di forze assolutamente incapace di contrastare il probabile attacco di una qualunque brigata corazzata.
colpo di stato in turchiaPeraltro, a disarmare gli insorti è bastata una folla confluita in massa contro i posti di blocco presidiati da sparuti gruppetti di fantaccini allo sbaraglio. E questo la dice lunga sulla convinzione e le motivazioni di un tentativo di colpo di Stato quantomeno surreale, sicuramente fuori dal tempo e dalla storia.
colpo-di-stato-turchiaAd essere molto maliziosi, si potrebbe quasi pensare che una manina assai interessata abbia spinto un risicato gruppo di ufficiali intermedi, soffiando sui malumori che già da tempo circolano nei circoli militari dell’esercito turco, portandoli a sopravvalutare di molto le loro possibilità e conducendoli ad un’azione tanto azzardata quanto fallimentare. Soprattutto, si è trattato di “una benedizione voluta da dio”, giunta provvidenziale a rinsaldare il potere declinante del sultano Erdogan e sancirne l’apoteosi imperiale, in pieno revival neo-ottomano; oppure, se preferite, carnevale…

carnevale ottomano (1)

Per fortuna in Turchia ha vinto la democrazia, coi muezzin delle moschee che nella notte del golpe incitano i fedeli alla jihad contro i militari, che nel loro fumosissimo programma di governo avrebbero avuto in progetto di porre un freno alla deriva islamista del Paese.
erdoganinsultingpresidentSarà per questo che il presidente Erdogan come prima cosa ha provveduto ad arrestare o rimuovere oltre tremila magistrati, sostituendo i giudici della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione con fedelissimi dotti islamici di sua esclusiva fiducia, mentre pensa di indire un referendum per attribuirsi i pieni poteri e magari sciogliere i partiti dell’opposizione curda. Non si capisce bene la relazione con il colpo di Stato, ma si intuiscono benissimo le finalità dei provvedimenti…

cumhurbaskani-erdogandan-misafirlerine-mehterli-yemekIl sobrio ingresso alla residenza presidenziale di Erdogan il Sultano

E nell’intermezzo si parla di reintrodurre la pena di morte, mentre arrivano le prime immagini di decapitazioni anche ad Istanbul sopra il ponte sul Bosforo, al liberatorio grido di Allahu Akbar. Sono alcuni dei doni portati in dote dallo sposo turco nel peggior matrimonio di interessi, mai consumato peggio dai tempi di Barbablù.
GettyImagesAnche questo è il ‘ritorno’ della democrazia in Turchia. Ovvero: il consolidamento di una dittatura a discapito di un’altra. Difficile stabilire quale sia peggio. In compenso, sono scene che toccano il cuore di ogni sincero democratico, che crede alle libertà civili ed allo stato di diritto. Indubbiamente, l’autocrazia asiatica ha adesso tutti i requisiti per entrare a pieno titolo nell’Unione europea, che davvero se ne sentiva la mancanza di simili contributi.

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TERTIUM NON DATUR

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Trumpismo

L’incommensurabile fortuna di non votare alle elezioni presidenziali negli USA comporta il privilegio di non dover scegliere tra un clownesco miliardario cotonato, col suo contorno di Barbie importate dall’Europa orientale, ed una vecchia gallina bollita che pilucca da venti anni nei cortili della White House, intossicata da una sete per il potere inteso come appannaggio dinastico.
bettingoddsCinici, ambiziosi, bugiardi e soprattutto falsi come le loro chiome riverniciate di fresco con tinture all’ingrosso, sono i protagonisti plastificati, i gemelli diversi che si agitano tra i festoni kitsch di una democrazia al silicone, nella grande recita elettorale al teatro degli inganni per l’alchimia del potere.
Non lasciatevi ingannare dalle reciproche provocazioni e dai toni apparentemente esagitati… Tutti e due gli attori fanno parte di una grande famiglia allargata…
Donald Trump ed i coniugi ClintonLa storia americana è piena di esilaranti cialtroni ed imbarazzanti coglioni, pericolosi sociopatici e stralunati minchioni, spesso e volentieri eletti alle massime cariche Wallace for presidentdell’Unione. Né sono mai mancati gli aspiranti tali, nell’abbondanza di materia prima della quale la Terra delle Opportunità eccelle da sempre. Non lasciatevi perciò impressionare dagli exploit fascistoidi di un Trump, che senza le sue sparate cesserebbe di esistere come personaggio mediatico. Se davvero vi preoccupate di questo energumeno con una donnola morta incollata sulla testa, allora non avete mai sentito parlare di George Wallace.
George WallaceAl netto delle sue sbruffonate da duro del Roadhouse che ne marcano la differenza dai suoi omologhi, il miliardario newyorkese non è poi così al di fuori dai canoni classici del pensiero politico americano, che resta lontano anni luce dagli schemi analitici (ed ideologici) degli Europei i quali infatti continuano a guardare al fenomeno con lenti deformate.
Donald Trump In prospettiva, a modo suo, Donald Trump riprende in parte diversi aspetti della visione “jeffersoniana” della democrazia americana, specialmente in quella che è la sua componente più populista, mutuandone la carica isolazionista e la polemica contro i poteri della finanza, se non fosse che le libertà civili non rientrano esattamente tra le preoccupazioni fondamentali di Trump.

Thomas Jefferson«Il jeffersonismo è una tendenza molto particolare della politica americana, non ben compresa all’estero. I suoi seguaci vorrebbero che il resto del mondo diventasse più democratico, ma non si aspettano questo, e soprattutto non pensano che sia compito degli Stati Uniti imbarcarsi in un’impresa così impegnativa per favorire tale processo. Il nucleo di questa dottrina consiste nella celebrazione dei caratteri unici e impareggiabili della società americana, valori che vanno difesi principalmente all’interno, non all’estero.
Essa è in contrasto con la tendenza hamiltoniana e con quella wilsoniana, da sempre predominanti fra i massimi esponenti della politica estera americana; e travalica le frontiere ideologiche e politiche, annoverando fra i suoi sostenitori, ad esempio, sia Ralph Nader che Pat Buchanan. Non è dunque circoscritta alla sinistra, tant’è vero che a livello istituzionale potrebbe trovare il suo più convinto portavoce nel Cato Institute. I jeffersoniani hanno a cuore le libertà civili tenute tradizionalmente in alta considerazione negli Stati Uniti e sono favorevoli a una limitazione dell’intervento pubblico nella vita dei cittadini allo scopo di salvaguardare questi diritti. Né vedono di buon occhio uno stretto rapporto fra grandi imprese e governo sia in politica interna che in quella estera.
[…] I jeffersoniani  sono gli stalinisti della situazione, che puntano sulla «democrazia in un solo paese», poiché ritengono già difficile salvaguardarla in patria, e sono molto scettici sulla possibilità di esportarla con successo all’estero. I jeffersoniani cercano di difendere le prerogative del Congresso in politica estera, poiché guardano con profondo sospetto gli instancabili tentativi dell’esecutivo di espandere i poteri del governo federale. Ma oltre ad essere restii ad assecondare questa tendenza, sono ancor più avversi a cedere la sovranità ad istituzioni internazionali inaffidabili quali l’ONU e la NATO. E sono quasi sempre recalcitranti a firmare trattati che limitino la libertà d’azione dell’America in campo internazionale. Per loro la guerra è un flagello, poiché quasi invariabilmente porta a un’estensione dei poteri del governo federale, spesso per cause di dubbio valore. Onde evitarla, bisogna dunque circoscrivere il più possibile la sfera degli interessi americani, così da limitare al massimo i possibili contenziosi con altri Stati

Limes“Quello che gli europei non capiscono di noi”
di David M. DICKEY e John C. Hulsman
Limes (20/06/2004)

Ma se Donald Trump è pessimo, Hillary Clinton è persino peggiore. O, se preferite, è la versione fotogenica della stessa merda.
I Trump ed i ClintonNella candidata ‘democratica’ si ritrovano tutte le tradizionali tendenze della democrazia wilsoniana, che poi con le sue presunzioni missionarie è una forma di interventismo estremo dalle venature neo-coloniali e solitamente velato da eleganti eufemismi tipo “il diritto all’ingerenza umanitaria”, che nell’Era dei Bush si trasforma più apertamente in “esportazione della democrazia” in ottemperanza a quelle influenze “hamiltoniane” che sono maggioritarie nel neo-conservatorismo repubblicano e che pure ritornano nella politica estera propugnata dai coniugi Clinton.

Alexander Hamilton (1)      «Diversamente da quella jeffersoniana o jacksoniana, la tradizione hamiltoniana è uno dei capisaldi delle teste d’uovo della politica estera americana. Come nel caso delle altre due tendenze repubblicane, i suoi seguaci condividono un punto di vista basato sull’interesse nazionale, nella ferma convinzione che anche gli Stati Uniti devono agire tenendo conto delle loro risorse. E, contrariamente alle due scuole di pensiero sopra menzionate, hanno molto a cuore il benessere del paese, in quanto ritengono che la potenza economica sia almeno altrettanto importante di quella politica e militare. E che gli scambi commerciali e l’interdipendenza creino le condizioni per la pace nel mondo. Al pari dei fondatori dell’Unione, riconoscono che l’umanità è avida e litigiosa e ritengono che un equilibrio di forze, sia pur moralmente difficile da accettare, sia il miglior mezzo per difendere gli interessi americani.
Alekander HamiltonLa loro preoccupazione principale è l’ascesa di una potenza rivale egemone, per cui considerano che i benefici derivanti dagli scambi commerciali internazionali siano un mezzo efficace per far accettare agli altri paesi il predominio americano, condividendo la prosperità economica. Come i wilsoniani, anch’essi sono favorevoli all’uso delle istituzioni internazionali, ma solo perché convinti che ciò consenta all’America di stabilire le regole cui la comunità internazionale dovrà attenersi. Non per caso, furono favorevoli agli accordi che diedero vita alle istituzioni finanziarie di Bretton Woods (come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale), proprio perché furono soprattutto gli americani a formularne gli statuti costitutivi. Per analoghe ragioni, gli hamiltoniani sono fortemente favorevoli alla partecipazione dell’America alla Nato, in quanto essa rimane la forza predominante nel mondo multilaterale, dotata di un costante sostegno da parte degli alleati. Il loro motto è dunque: chi fissa le regole del gioco vince. Anche se rimangono internazionalisti fin tanto che questa posizione torna a vantaggio degli interessi degli Stati Uniti

“Quello che gli europei non capiscono di noi”
di David M. DICKEY e John C. Hulsman
Limes (20/06/2004)

Il supercafone col riporto che pare appena uscito da una spaghettata con Tony Soprano è il Facciatosta assolutamente speculare a questa versione femminile del Dottor Sottile, perché entrambi sembrano usciti da una commedia di Ben Jonson, dove la farsa può declinare rapidamente in tragedia.
trump clintonCome in ogni rappresentazione che si rispetti, serve un villain che non deve essere convincente bensì connivente, coi suoi tratti caricaturali assolutamente esasperati… Insomma una kabukispecie di mascherone kabuki che si agita davanti ai fondali di cartapesta, per impressionare il pubblico ed attirare i “pavoncelli da mettere allo spiedo“. Ma alla fine è il Dottor Sottile che fa la differenza e rende possibile l’inganno…

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