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GENOCIDE

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“Genocidio” è una gran brutta parola: non si usa, non si dice; né si nomina, se non quando conviene.
Al massimo lo si fa, ma poi lo si nega, contando sul silenzio-assenso dei volenterosi carnefici e degli ipocriti famuli al seguito con randello al fianco. Soprattutto, lo si definisce come altro, allontanando l’onta da sé, perché l’intenzione genocidiaria è sempre animata da solidissime motivazioni e granitiche certezze su principio di necessità presunta, per praticare ciò che il potenziale genocida sperticatamente nega ed in coscienza rimuove, nell’evidenza dell’atto che convintamente realizza.
Per questo esistono i custodi della neolingua, esperti nell’esercizio del bispensiero con cui ammansire le masse riottose, per ribaltamento di ciò che è “morale” e di ciò che con ogni evidenza non lo è. Funzionale all’elaborazione del processo cognitivo è la costante deformazione della realtà: quando è troppo aberrante da accettare, semplicemente la si rimuove, sostituendola con una narrazione più tollerabile per la propria coscienza.
Come ci si può infatti sentire responsabili, verso qualcosa di cui non si ammette nemmeno l’esistenza?

“Non è mai esistito qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti qui, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano.”
(Golda Meir, 15/06/1969)

Va da sé che il vero problema è costituito da coloro che il genocidio lo vedono, lo indicano, e magari lo denunciano pure! Il ché nel vero mondo alla rovescia è una cosa vergognosa. Perché non è carino, né educato, mostrare le nudità dei re. È irriguardoso, crea fastidiosi imbarazzi, e qualcuno potrebbe offendersi. E bisogna sempre guardarsi dal risentimento dei carnefici, soprattutto quando hanno l’esercito più morale del mondo e sono in missione per conto di Dio su contratto esclusivo; quindi si reputano sospesi da ogni altro giudizio umano, per diritto di elezione su privilegio divino.

David Ovadia, tiratore scelto dell’esercito più morale del mondo

Pertanto, non serve prevenire i genocidi. Meno che mai fermarli. Basta negarli e al contempo mazzolare chi, nonostante tutto, dinanzi al genocidio (potenziale o incrementale che sia) inorridisce, ricorrendo all’intimidazione sistematica, perché è assai più conveniente ingraziarsi chi il genocidio lo compie, piuttosto che coloro che lo subiscono. Soprattutto quando il genocida conta e può contraccambiare con golose prebende tanto zelo assolutorio…

“In merito a un’affermazione su Israele e Palestina fatta da un artista [l’Innominabile!] durante il Festival di Sanremo, l’Amministratore Delegato Roberto Sergio ha dichiarato questo: Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta. Sono le parole, che ovviamente condividiamo tutti, del nostro Amministratore Delegato.”
(Mara Venier, 11/02/24)

E per i 30.000 abitanti di Gaza allegramente macellati no-stop, in quel mattatoio a cielo aperto che è diventata la Palestina, ‘sti GRANDISSIMI CAZZI!
Va da sé che i bambini non sono mica tutti uguali. Per questi non ci sarà mai (per loro fortuna!) un Gramellini con le sue smielate elegie pro-nazi, né una Carla Del Ponte sempre così solerte in ogni altra occasione col suo tribunale a corrente alternata. Evidentemente, per i palestinesi non ci sono giudici all’Aia.
Che poi i bambini (quelli che non esistono) venissero ammazzati a dozzine, meglio se nella più totale indifferenza, anche prima del fatidico 7 Ottobre, è qualcosa che non sfiora minimamente il nostro amministratore delegato. E che ciò rimanga impresso a fulgido esempio di come i loro telegiornali non diano la notizia, o semplicemente la ‘interpretino’ secondo discrezione; onde non disturbare la magnifica narrazione, che circonfonde le gloriose operazioni dell’esercito più morale del mondo. NOTA BENE: la visione delle immagini (oscurate a buon motivo) è vivamente raccomandata agli esportatori di democrazia, nonché ai bombardieri di libertà alla Parenzo. Restano invece categoricamente sconsigliate (molto più che ‘sconsigliate’) per chiunque altro!

Passare da servi compiacenti a complici, è stato un attimo!

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