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DI PASSAGGIO…

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Cari Lettori,
Scusateci se negli ultimi tempi ci siamo troppo spesso ritrovati a trascurare queste nostre modeste pagine, ma il periodo storico è già abbastanza deprimente di suo, per volervi tediare anche noi con chiacchiere inutili, ed il nuovo editor a blocchi di W/P è uno strazio capace di togliere ogni fantasia.
Abbiate pazienza!

In teoria, avevamo pensato di spendere qualche riga su quell’ufficio in servizio attivo permanente di propaganda in conto atlantico, che si fa chiamare “informazione corretta”; ovvero la più compiuta espressione distopica di trasfigurazione orwelliana…
In pratica, rimestare nei torbidi delle instancabili legioni di gazzettieri a contratto è peggio che sguazzare in una vasca di liquami. E non è il caso di investigare la profondità dell’abisso, per avere piena coscienza dell’entità della materia in questione.
Piuttosto, visto lo stato dell’arte, permetteteci di spendere solo un paio di parole, sulla gloriosa avanzata ucraina nell’oblast di Kursk, dopo mesi di annunciate offensive fantasma, della promozione pubblicitaria in conto vendita della wunderwaffen che avrebbero ribaltato le sorti del conflitto, e delle millemila morti dell’armata rottaquella che combatte coi badili e che come tutti sanno si bombarda da sola in quel di Zaporizhzhia, divertendosi a lanciare droni esplosivi contro i reattori della centrale nucleare sotto il suo stesso controllo…
Secondo i nostri solerti pennivendoli con l’elmetto, che dopo l’appisolamento olimpico ci hanno messo un attimo a tornare ad inturgidirsi in piena polluzione bellica, le divisioni ucraine avrebbero sfondato le impenetrabili difese russe nella regione di Kursk, travolgendo le linee nemiche di quella che ancora chiamano “armata rossa” (evidentemente pensano di essere in guerra con l’Unione Sovietica), mentre avanzano incontrastate per migliaia di kmq, gettando nel panico i vertici dello stato maggiore putiniano, che implicitamente già (ri)pensano al colpo di stato. Tipo quello fantomatico di Prigožin, per chi ancora se lo ricorda: prima chiamato dispregiativamente il “cuoco di Putin”, poi diventato criminale di guerra, e quindi subito riabilitato come asso nella manica quando era in odore di golpe, finito (per lui) malissimo. Ad ogni modo, stando ai nostri strateghi da salotto con lo scolapasta in testa, di questo passo per Ferragosto è previsto l’ingresso trionfale a Mosca.
Dall’altra parte dell’Oceano, il presidente USA a part-time, o quel che ancora ne resta, in uno dei sempre più rari sprazzi di lucidità, dopo aver ridisegnato una doppia dozzina di volte le famose linee rosse da non travalicare, per (non) arrivare ad un conflitto aperto con la Russia, ci tiene a far sapere che è giusto portare la guerra con le armi della NATO in territorio russo, per costringere Mosca a retrocedere dai territori indebitamente occupati. Principio che sicuramente non vale (per esempio) per i palestinesi, che invece possono essere massacrati, in un genocidio consumato alla luce del giorno con le bombe gentilmente fornite dal munifico Zio Sam, il quale però confida in un uso “moderato” delle stesse. E tanto basta. Provate voi a moderare lo sganciamento di bombe da una tonnellata ciascuna sopra le tende di un gruppo di sfollati, se vi riesce. Perché c’è un aggressore ed un aggredito. Sarebbe interessante vedere la reazione di Potus, se iracheni e siriani invadessero l’unica nazione indispensabile, per liberarsi della presenza delle forze di occupazione statunitensi illegalmente stanziate nei loro territori, magari riforniti gratuitamente per la bisogna di armi sempre più sofisticate da quegli stessi russi, che non si acconciano ad accucciarsi come si converrebbe al fischio dell’Egemone. Ma comunque, dicevamo…
Se i nostri pennivendoli smettessero di propagandare le veline di quel circolo di galantuomini chiamato SBU come indiscussa verità di fede, ricorderebbero (forse, perché bisognerebbe aver studiato) che l’ultima Battaglia di Kursk ai nazisti di allora non è che sia andata proprio benissimo…
Ma soprattutto dovrebbero tener conto di una serie di fastidiose evidenze, in grado di turbare la loro narrazione fantastica. Ad esempio, se ogni tanto dismettessero la livrea della servitù a contratto, potrebbero perfino scoprire:
Che a separare l’Oblast russo dalla regione ucraina di Sumy non è che ci fosse la Linea Maginot, nell’impossibilità oggettiva di fortificare e presidiare migliaia di km di confini del tutto permeabili;
Che la manciata di villaggi agricoli occupati non sono “città”, come frettolosamente si è corsi a definirli;
Che essere penetrati per una dozzina di km di profondità, su un territorio prevalentemente pianeggiante e disabitato, presidiato da poche unità della riserva territoriale, affiancate da poliziotti della guardia di frontiera, non si può certo definire “sfondamento” ed è lungo dal costituire una vera “avanzata”.
Che un’incursione lanciata con un migliaio di soldati e pochi mezzi corazzati (in pratica la consistenza di una brigata), non è sufficiente a stabilire una qualunque testa di ponte.
Che stabilire un saliente offensivo, e soprattutto tenere, una linea non fortificata, spalmata lungo 40 km, è praticamente impossibile.
Che tecnicamente, un’eventuale forza di occupazione, impiegata nelle modalità di cui sopra, non stabilisce un “dominio” incontrastato, ma ha tutti i presupposti per rischiare di rimanere ingabbiata in una formidabile sacca di annientamento. Perciò è lecito credere che esaurito l’effetto sorpresa di quelle che non sono altro che azioni diversive fini a se stesse, senza una vera strategia ed obiettivi altrettanto incerti, il corpo di invasione ucraino sbaraccherà in fretta per evitare il tutt’altro che impossibile accerchiamento, approfittando della lentezza di manovra dell’esercito russo.

E non è che sia necessario essere un Clausewitz per capirlo!
Dalle parti di Kiev, devono aver letto il Libro dei 36 stratagemmi. Peccato solo che Kursk non sia Wei, e che per mettere in pratica una strategia efficace in tal senso, il generalissimo Syrsky (un russo rinnegato, che risponde più che altro ai desideri del guitto palestrato, che twitta indefesso dal suo bunker di Kiev) dovrebbe schierare truppe che non ha.

Invece, per la bisogna Syrsky (che non è Rommel) si ritrova costretto ad attingere alle sue unità migliori, dopo aver reclutato a forza coscritti rastrellati nelle città e renitenti alla leva, insieme ad ex detenuti reclutati in cambio dell’amnistia. (“criminali” se russi, “eroi” se ucraini; i nostri giornaloni hanno giudizi variabili sulla faccenda, non riuscendo a cogliere la contraddizione).
A mal vedere, più che di una vera offensiva, si tratta di un’operazione ad alto rischio, più dimostrativa che efficace. Soprattutto, sembra più che altro un azzardo dettato dalla disperazione, che espone alla distruzione un’infinità di mezzi e di attrezzature militari. Ma quelle non sono un problema, potendo disporre l’insaziabile caudillo di Kiev di forniture illimitate a carico occidentale, che sembrano non bastargli mai, potendo tranquillamente distruggere i costosi giocattoli regalatigli e subito chiederne di nuovi e più numerosi, con cui continuare la guerra per procura.
Il problema (enorme) sono le perdite umane. E quelle sono assai più difficili da rimpiazzare, a meno che non si pensi di far combattere direttamente gli eserciti NATO al posto degli ascari ucraini ormai decimati, con una poltrona in prima fila e un biglietto di sola andata per la Terza Guerra mondiale. E che Zelensky stia cercando di trascinare tutta l’Europa in un conflitto diretto con la Russia da almeno dieci mesi non è certo un mistero. E che il comico fallito che si crede Churchill si stia giocando il tutto per tutto, sulle pelle degli europei, per la sua mera sopravvivenza personale, dovrebbe essere ben chiaro dal momento che in caso di fallimento dell’offensiva (e state certi che fallirà, così come devastante sarà il contrattacco a colpi di testate termobariche) rischia concretamente di fare la fine di un Diem qualunque, come da ingloriosa tradizione americana, così come l’impunito criminale di guerra Henry Kissinger (premio Nobel per la pace!) pure dovrebbe insegnare:

 “​Essere nemici degli USA può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale”

A quel punto, cosa altro farà il cosiddetto Occidente? Quale altra nuova linea rossa oltrepasserà di azzardo in azzardo?
Questo è solamente un poderoso balzo in avanti, che ci avvicina sempre più verso il baratro dell’Irreversibile per un coinvolgimento che nessuno vuole, se non un pugno di invasati gauleiter atlantici, incistati in quell’abominio chiamato UE, ridotta ad ossequiente satrapia di un impero sempre più declinante, pronto ad immolare il pianeta per la sua primazia.
Comunque vada, finirà malissimo.

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